Il Tar ha deciso: «Il comandante della polizia locale di Oria non ha più alcun debito verso il Comune»

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Il comandante dei vigili di Oria Emilio Dell'Aquila
Il comandante dei vigili di Oria Emilio Dell’Aquila

Il comandante della polizia municipale, Emilio Dell’Aquila, non ha più debiti nei confronti del Comune di Oria. L’ha stabilito implicitamente la terza sezione del Tar di Lecce (presidente facente funzioni Enrico d’Arpe, Antonella Lariccia, referendario, Maria Luisa Rotondano, referendario-estensore) nell’accogliere il ricorso presentato dallo stesso funzionario pubblico – assistito dall’avvocato Carlo Caniglia – per chiedere l’annullamento dell’ordinanza numero 22 del 2014 con la quale l’allora segretario generale, Antonio Missere, aveva preteso da lui e dalla De Michele Costruzioni S.r.l. il pagamento in solido degli oneri relativi a due concessioni edilizie rilasciate dall’Ufficio tecnico dell’ente tra la fine del 1995 e l’inizio del 1996.

Secondo i giudici amministrativi, quel credito si è estinto dall’ottobre 2007, essendo allora già trascorsi dieci anni dalla notifica agli interessati degli avvisi di accertamento in questione.

Quindi, i 24.348,23 euro reclamati lo scorso anno dal Comune – costituitosi in giudizio e rappresentato dall’avvocato Antonello De Nuzzo – non sono oggi dovuti né da Dell’Aquila né dall’impresa che, illo tempore, ha realizzato il complesso residenziale di proprietà del primo.

La stessa De Michele Costruzioni S.r.l. – assistita dall’avvocato Alessandra Barbaro – ha, nell’ambito del giudizio amministrativo promosso da Dell’Aquila, proposto un intervento a supporto delle tesi del comandante, chiedendo a propria volta l’annullamento dell’atto impugnato.

Il Tar ha accolto l’intervento dell’impresa, pur avendolo convertito in assunzione in proprio del ricorso, e si è pronunciato su uno soltanto dei motivi addotti sia da Dell’Aquila che da De Michele, il più importante e assorbente: l’avvenuta prescrizione, per l’appunto.

Sono dunque stati ignorati, in quanto secondari, gli altri e cioè: l’asserita incompetenza dell’organo che ha emesso il provvedimento (in violazione del Regolamento comunale sull’ordinamento degli Uffici e dei servizi); l’eccesso di potere per mancanza di presupposti, contraddittorietà e incongruenza nell’emanazione del provvedimento stesso; la carenza d’istruttoria.

In sostanza, dopo che già lo scorso luglio a Dell’Aquila era stata concessa una sospensiva fondata pressoché sugli stessi argomenti della sentenza datata 27 febbraio 2014, per il collegio giudicante – a differenza di quanto sostenuto dall’ente – non vi è mai stato, nel corso del tempo, un atto che producesse l’interruzione permanente del decorso dei termini di prescrizione, fissati dal Codice civile in dieci anni e spirati nel 2007. Di qui, l’accoglimento del ricorso e l’annullamento dell’ordinanza incriminata.

Salvo ovviamente contromosse da parte del Comune, si conclude in questo modo una vicenda che tanto rumore – anche di carattere politico – ha provocato negli anni e che è peraltro in diverse occasioni approdata nelle aule di giustizia. Dal ricorso al Tribunale amministrativo  promosso dallo stesso Dell’Aquila avverso gli avvisi di accertamento del 10 ottobre 1997 al giudizio civile tra lo stesso comandante e la De Michele Costruzioni S.r.l. finalizzato a stabilire chi e in che misura dovesse ancora pagare gli oneri concessori.

Stando a quanto deciso ieri proprio dal Tar, però, oggi nulla più è dovuto. Anzi, il Comune non solo non incassa quei 24mila e passa euro, ma deve farsi carico della parcella del legale e delle proprie spese processuali.

Eliseo Zanzarelli

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