Trentamila euro: pressapoco mille euro al chilo. A tanto avevano fissato il prezzo di un bambino di otto anni appena, messo in vendita come fosse merce, carne da mercato. Ma la compravendita non è andata a buon fine: a far saltare l’affare ci hanno gli investigatori della Direzione distrettuale antimafia e i carabinieri di Messina, che hanno salvato il piccolo e arrestato otto persone con l’accusa di organizzazione per delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù e al traffico di minori. Fra le persone finite in manette, anche un 43enne della provincia di Brindisi, Vito Calianno, originario di Fasano ma residente in Romania.
Sarebbe stato lui, secondo quanto emerso dalle indagini, a fare da anello di congiunzione tra una coppia di coniugi italiani residenti in Svizzera, alla ricerca di un bimbo da comprare, e chiunque avesse avuto un figlio da vendere. Non un minore qualsiasi: ma uno di otto anni, obbligatoriamente maschio, perché la coppia proprio otto anni fa dichiarò la nascita di un bimbo in realtà mai venuto al mondo. Criteri stringenti insomma. Per i presunti trafficanti di essere umani il lavoro sarebbe stato difficile, ma i due coniugi hanno incentivato le ricerche versando 30mila euro in anticipo.
Delle ricerche in Romania si è occupato il fasanese, che dopo tanto peregrinare è alla fine riuscito a trovare una famiglia disposta a vendere il proprio figlio previa ricompensa. Chiuso l’accordo la mamma del piccolo, assieme all’altro figlio maggiore di 19 anni, sono partiti alla volta della Sicilia. E lì, una volta messo piede sul suolo italiano, il blitz è scattato. I carabinieri hanno bloccato e arrestato la madre del bambino, il figlio maggiore, i due genitori che aspettavano “la merce” e i quattro mediatori. Il piccolo, strappato a un destino che sembrava ormai segnato, è stato preso in cura e affidato a una struttura protetta per minori.