Imbarazza non poco la fuorviante interpretazione che il Partito Democratico ha dato dell’esposto che ho presentato qualche giorno fa sulla scorta di quanto affermato dal sindaco Maurizio Bruno, nel corso di un fuori onda, circa l’atteggiamento di alcuni dipendenti comunali (figli e parenti di ex amministratori), i quali, a suo dire, ostacolerebbero il corretto esercizio dell’azione amministrativa “non dando le carte” necessarie all’esame di alcuni procedimenti.
Ebbene, nonostante sia certamente vero che, in caso di non rispondenza delle affermazioni alla realtà, il sindaco dovrebbe essere chiamato a rispondere nei confronti di coloro potenzialmente lesi dalle sue parole, è altrettanto vero che l’esposto non era “contro” il sindaco, ma “sulle” dichiarazioni del sindaco. E fa riflettere non poco il fatto che, tra i tanti cultori del diritto presenti nella maggioranza che governa Palazzo Imperiali, non ve ne sia stato uno capace di cogliere tale sottile distinzione.
Ma il comunicato del Pd offre anche l’opportunità per replicare alla tesi secondo la quale avrei personalmente abbandonato la Politica propositiva per passare a quella delle denunce e dei tribunali.
Al riguardo le risposte sono di due tipi: una personale e l’altra politica. Quella personale può essere così sintetizzata: “Sono stanco di continuare ad essere destinatario di vagonate di sterco da parte di soggetti che non fanno numero né nella società politica, né nella società civile. E, pertanto, visto che questi atteggiamenti lesivi della mia personale immagine trovano addirittura qualcosa di più della tolleranza proprio nel Pd, ho ritenuto che l’unica arma in possesso per salvaguardare la mia dignità fosse quella delle aule dei tribunali, dove fino ad oggi sono state sempre riconosciute le mie ragioni”.
Vi è poi quella Politica. Le proposte e le tesi che ho indirizzato in direzione dell’A.C. non solo non sono state recepite, e sin qui nulla quaestio. Ma addirittura hanno visto componenti autorevoli di questa A.C. e lo stesso sindaco passare dal confronto politico all’insulto. L’elenco sarebbe lunghissimo, ma voglio richiamarne solo uno, ma emblematico: il violento, squallido e ingiustificato attacco portato direttamente alla mia persona da parte del sindaco nel corso di un Consiglio comunale.
Se queste sono le premesse – e lo sono! – è evidente che con questo Pd francavillese (sì! Francavillese) non potrà esservi alcun dialogo istituzionale.
E le responsabilità saranno tutte di quel partito politico che ancora oggi nella nostra città vive su un modello culturale che altrove hanno già buttato alle ortiche, e di quegli uomini che – e gli eventi futuri lo dimostreranno – invece di cogliere favorevoli opportunità storiche per una crescita complessiva, utilizzano impropriamente l’improvviso benessere (politico).