Le tipicità locali, in particolare i confetti ricci, sbarcano a scuola: questa mattina, il maestro artigiano Gianni Tardio ha mostrato agli studenti dell’istituto tecnico commerciale le fasi della lavorazione di questo gustosissimo dolce tutto “made in Francavilla”, raccontandone loro anche la storia. Una storia che la famiglia Tardio tramanda da almeno quattro generazioni, sin dal 1924.
La tradizione culinaria francavillese vede protagonisti alcuni dei prodotti tipici per eccellenza: la copeta, i fichi essiccati e caramellati, i torroncini e appunto il confetto riccio.
In particolare, Gianni Tardio, 44 anni, discendente di una casata che da sempre porta alla mente le “mandorle ricce”, si fa portavoce della bontà e del gusto francavillese anche presso le giovani generazioni: ha oggi presentato il riccio e la sua lavorazione presso l’istituto tecnico commerciale “Giovanni Calò” di Francavilla Fontana, destando l’interesse di allievi e professori.
Tradizione, quella della mandorla riccia, conosciuta e molto apprezzata in tutt’Italia, soprattutto nel periodo di Carnevale
Il confetto riccio è richiesto ormai anche nei matrimoni, dove gli sposi spesso sostituiscono proprio con la mandorla riccia il classico confetto nuziale.
La lavorazione del “riccio” prevede un procedimento artigianale, molto antico, che si divide in due fasi: la ricerca e la preparazione della mandorla pugliese e la lavorazione su caldaia in rame, che serve a far ruotare il prodotto, mentre sopra c’è un dosatore, anche esso in rame, che versa lo zucchero già cotto.
Grazie a questo procedimento, lo zucchero va a depositarsi sulle mandorle calde per poi solidificarsi.
«Il problema negli ultimi anni – dice Gianni Tardio – è andare a reperire la mandorla giusta per lavorare il confetto riccio perché 30 anni fa c’è stato l’esubero delle mandorle: ce n’erano in abbondanza, quindi i nostri contadini hanno avuto la barbara idea di espiantare le mandorle per impiantare ulivi e vigneto. Adesso le mandorle ci sono – prosegue – non che sia impossibile trovarle, però purtroppo c’é una sorta di strozzinaggio alle spalle, nel senso che un chilo di mandorle costa quasi dieci euro e, per un produttore a cui ne servono tante, inizia a diventare dura acquistarle».
Grazie a questa tradizione e grazie all’impegno del sindaco Maurizio Bruno, tra qualche mese dovrebbe arrivare la certificazione di origine per il confetto riccio, che sarà tutelato da Slow Food.
Una bella iniziativa, anche riuscita, quella alla “Ragioneria” ma, ciononostante, Gianni Tardio – impegnato a tenere viva la tradizione anche nelle scuole – ha qualcosa di cui lamentarsi: «In verità, proprio oggi non è stato gradevole come in altre occasioni perché non ho notato la partecipazione che mi sarei aspettato: mi pare ci sia un maggiore interesse nelle scuole elementari e medie, un fatto che in fondo non è poi neppure tanto negativo».
Mariapaola Basile