Francavilla, pressioni per la masseria di Clementina Forleo: scattano le indagini. E spuntano i nomi

Clementina Forleo
Clementina Forleo

Non c’è pace per il giudice Clementina Forleo, il magistrato di Francavilla Fontana balzato agli onori della cronaca nazionale a partire dal 2005 per le indagini sulle scalate sommerse di “Bancopoli” e dei “furbetti del quartierino”, durante le quali dispose sequestri ed arresti eccellenti, oltre alla richiesta di utilizzo delle intercettazioni telefoniche nelle quali comparivano le conversazioni dei vertici degli allora Ds: tra questi Massimo D’Alema, Piero Fassino e Nicola Latorre. Al centro della vicenda ora non ci sono però parlamentari e banchieri, ma una masseria, quella della famiglia di Clementina Forleo, nella sua Francavilla Fontana.

Un podere che farebbe gola ad alcuni, determinati ad averla, finiti sotto la lente della magistratura brindisina per presunte pressioni finalizzate a ottenere la cessione della proprietà. Il caso della masseria Forleo è già stato trattato in passato dalla stampa, soprattutto nelle pagine di cronaca, per via di due incendi appiccati al suo interno, da mani rimaste a tutt’oggi senza un nome. Eppure nomi sui quali la Procura di Brindisi ha messo gli occhi, ce ne sono. E in particolare uno, quello di un imprenditore di Manduria. A fare quel nome al giudice francavillese fu un altro imprenditore, al quale Clementina Forleo cedette in affitto la tenuta dopo la tragica scomparsa dei suoi genitori (morti in un incidente stradale).

L’uomo spiegò al magistrato di aver ricevuto pressioni da gente interessata alla masseria. “I primi di gennaio 2011 lo vidi molto spaventato e mi rappresentò la volontà di voler risolvere il rapporto” ha raccontato il magistrato agli investigatori durante uno degli interrogatori, secondo quanto riportato da l’Espresso. Ma i nomi non saltarono fuori. L’imprenditore si giustificò dicendo di avere dei figli, una famiglia, e temeva per la loro sorte.

Clementina Forleo
Clementina Forleo

Tre giorni dopo, il 6 gennaio del 2011, all’interno della tenuta, scoppiò un incendio che confermò i timori manifestati tanto dall’imprenditore quanto dal giudice. Fu aperto un fascicolo d’indagine, e stavolta i primi nomi saltano fuori. L’affittatario di Tenuta Viscigli raccoglie il coraggio a due mani e parla agli investigatori di un altro imprenditore agricolo, di Manduria, parecchio interessato al podere. I militari dell’Arma indagano, lo mettono sotto intercettazione, ma scoprono troppo tardi che il sospettato usa diverse utenze telefoniche che non riusciranno a porre sotto controllo. Non salta fuori alcunché di rilevante.

Nel frattempo il vecchio affittatario, spaventato dalla piega presa dalla vicenda, lascia la tenuta, che viene ceduta dalla Forleo in fitto a un’altra coppia. Ma a quanto pare le pressioni non si placano. A riceverle stavolta è direttamente il giudice Forleo. Telefonate, richieste d’incontri. Fino a che un giorno, ad aprile, un uomo si presenta davanti all’abitazione del magistrato francavillese. Si presenta come Pasquale Pesare, e gli propone l’affare, al quale è però interessata un’altra persona, pronta per la gestione della tenuta: un imprenditore agricolo di Manduria. Si chiama Pietro Pasquale Pedone. Lo stesso Pedone del quale gli parlò il primo affittatario della masseria, costretto a rompere il contratto perché spaventato dalle continue pressioni. Lo stesso Pedone che i carabinieri misero sotto intercettazione, e che già conoscevano per “vecchi precedenti”.

Sulla scorta di tali sviluppi, risalenti a pochi mesi fa, il giudice Clementina ha ora chiesto la riapertura di un nuovo fascicolo. L’inchiesta sui misteriosi incendi e le misteriose pressioni potrebbe giungere presto a una svolta. E chiarire i contorni di una trama inquietante, da sbrogliare al più presto.

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