«Alenia tiene gli stranieri e si disfa degli italiani». Non c’è razzismo, ma disappunto certamente sì nelle prese di posizione di lavoratori, sindacati e politici riguardo la decisione del colosso aeronautico – con stabilimenti pugliesi a Foggia e Grottaglie – che, dopo la scadenza naturale dei contratti lo scorso 31 dicembre, ha deciso d’interrompere il rapporto con 38 operai interinali italiani e, invece, di proseguirlo con gli altri non italiani, perlopiù di nazionalità rumena. Levata di scudi nei giorni scorsi da parte della Fim-Cisl, che ha chiesto lumi a un’impresa cui – sostiene il sindacato – il lavoro non manca affatto.
Oggi hanno preso posizione anche i senatori di Forza Italia Vittorio Zizza e Pietro Iurlaro, i quali hanno presentato un’interrogazione a risposta scritta sul caso Alenia ai ministri del Lavoro e politiche sociali, dello Sviluppo economico, dell’Economia e delle finanze, delle Infrastrutture e dei trasporti e degli Affari regionali e autonomie per chiedere quali iniziative intenda porre in essere l’attuale governo per arginare quella che definiscono l’ennesima beffa ai danni di un intero territorio.
I senatori brindisini hanno inoltre attribuito i fatti di Grottaglie e Foggia alla cattiva gestione della situazione da parte della giunta regionale di centrosinistra targata Nichi Vendola: «A fronte di milioni di euro spesi nella formazione di tanti giovani e per la realizzazione di progetti – sostengono – non solo l’azienda è balzata alle cronache per privilegiare la manodopera straniera piuttosto che quella italiana o locale, ma anche gran parte dei finanziamenti citati saranno utilizzati per creare lavoro in altre regioni, Campania in primis. Ciliegina sulla torta, prendendo per buone le dichiarazioni dei vertici di Finmeccanica, gli stabilimenti pugliesi “saranno ridimensionati ad uso esclusivo di carpenteria metallica in un primo momento e successivamente dismessi e/o eventualmente ceduti”» .
Protestano, ovviamente, anche e soprattutto i lavoratori lasciati a casa, che non ci stanno e non si spiegano per quale motivo l’azienda continui a preferire la manodopera straniera e ipotizzano, allo stesso tempo, che essa possa in qualche modo pesare meno economicamente e in termini di diritti sindacali.