Si riceve e pubblica:
La nota con la quale l’avvocato Marcello Cafueri, a nome della segreteria cittadina del Partito Democratico, ha censurato “il comportamento di chi, sottraendosi al dibattito politico, ha scelto la via giudiziaria per far valere le proprie ragioni” – con chiaro riferimento alla denuncia che ho presentato nei giorni scorsi contro Antonio Camarda, consigliere comunale, e Antonio De Franco – è inopportuna, maldestra, contraddittoria e diseducativa.
Inopportuna, in quanto va a supportare un’altra biasimevole iniziativa, quale sicuramente è stata quella del sindaco Maurizio Bruno il quale, impudentemente, non ha esitato a farsi ritrarre con alcuni dei soggetti destinatari della querela, con ciò legittimando comportamenti, atteggiamenti e modelli di interpretazione delle regole del vivere civile e politico palesemente riprovevoli a cui sono personalmente estraneo.
Maldestra, in ragione del fatto che da un professionista da cui si dovrebbe presumere una minima familiarità con i codici non è ammissibile confondere un leale e corretto, sia pur aspro, confronto politico con la consapevole e preordinata diffamazione dell’avversario.
Contraddittoria, in quanto, sotto l’aspetto squisitamente politico, contrasta col consenso espresso in sede di Commissione consiliare dallo stesso Pd a favore della tesi da me sostenuta
sulla vicenda SPRAR, e cioè sulla inammissibilità dell’adozione di strumenti diversi da quelli previsti da leggi e regolamenti riguardo le attività ispettive che possono essere esercitate dai consiglieri comunali.
Diseducativa, in quanto, in via generale, legittima comportamenti che, ove tollerati, o addirittura incoraggiati, farebbero scadere il confronto politico ad un livello talmente degradato da incoraggiare, più o meno inconsapevolmente, addirittura forme di diffamazione seriale.
Ma quel che è, ove possibile, ancora più grave, è il dato politico che emerge dalla vicenda. Il Partito Democratico, assurto non per meriti esclusivamente propri al governo della città, poteva scegliere due vie nei rapporti con la opposizione.
Quella, nella distinzione dei ruoli, della considerazione e del rispetto della opposizione, e della eventuale convergenza sui grandi temi dello sviluppo della città.
Oppure quella, vecchio stile, fondata sulla demonizzazione dell’avversario, sulla sua costante denigrazione. Giustificazionista, indulgente e permissiva nei confronti degli amici; intollerante nei confronti degli avversari. Ne prendiamo atto.
Euprepio Curto, Progetto per l’Italia