Francavilla, agguato ai mercati generali della frutta: lo spettro dell’omertà e l’ipotesi del favoreggiamento

rilievi scientifica francavilla sparatoriaL’omertà dopo il fattaccio. C’è uno spettro che aleggia sulle teste di quanti, domenica scorsa, hanno assistito a quello che è successo ai mercati generali della frutta di Francavilla Fontana, ma hanno deciso di tenerselo per sé. Si chiama, per l’appunto, omertà, si fonda sulle tre scimmiette – quelle del non vedo, non sento, non parlo – e si potrebbe tradurre nell’ipotesi di reato di favoreggiamento personale delle sei persone, due delle quali armate di pistola, che dopo averli accerchiati, hanno aperto il fuoco contro Dionigi, 51 anni, Piero, 27 anni, e Tommaso Chionna, 24 anni, padre e figli commercianti ortofrutticoli.

L’epicentro del commercio della frutta all’ingrosso nella Città degli Imperiali – anche se la frutta sembra non c’entrare nulla con l’accaduto – pullulava di gente intorno alle 10 del mattino di tre giorni fa, com’era giusto che fosse nel periodo delle festività natalizie, quando anche fruttivendoli e grossisti tirano, per fortuna, boccate d’ossigeno nonostante la crisi.

I carabinieri in forza alla compagnia di Francavilla, guidati dal capitano Nicola Maggio, e i colleghi del Nucleo investigativo di Brindisi hanno, nell’immediatezza dei fatti e poi nei giorni seguenti, ascoltato a sommarie informazioni sia i destinatari dei quattro proiettili esplosi, sia i possibili testimoni. Nessuno di loro, però, sembra aver fornito tanto al pubblico ministero Pierpaolo Montinaro, titolare del fascicolo d’inchiesta, quanto agli investigatori dettagli utili ai fini delle indagini.

Nessuno, insomma, si sarebbe accorto di nulla e, neanche a parlarne, avrebbe in qualche modo riconosciuto il sestetto giunto  in viale del Commercio, area Pip francavillese, ultimi tre box in fondo a sinistra, quelli della famiglia Chionna, a bordo di due auto: una Smart e un’Alfa 147. Due nella prima, quattro nella seconda.

Se davvero nessuno avesse notato alcunché e se effettivamente nessuno avesse riconosciuto i sei, sarebbe strano, ma non sorgerebbe alcun problema. Se, invece, anche solo per quieto vivere o, peggio, per tenere fede a un modus vivendi, qualcuno avesse dichiarato il falso o avesse omesso particolari di un certo rilievo, ci sarebbe da preoccuparsi.

Secondo la magistratura e gli uomini dell’Arma, gli autori dell’agguato, per quanto la loro identità potesse essere parzialmente celata da maglioni a collo alto, berretti e sciarpe, sarebbero del posto, collocabili tutt’al più nel contesto della criminalità – se comune o organizzata non è, al momento, dato sapere – locale. Dunque: possibile che nessuno avesse e abbia una qualche vaga idea di chi si tratti?

Di qui, corroborato dagli elementi finora raccolti, il dubbio che qualcuno abbia potuto pensare di tacere per evitare guai futuri. Guai futuri che potrebbero comunque arrivare nel caso di contestazione del favoreggiamento personale.

Chiaro è che adesso la priorità è rappresentata dal rintracciare i latitanti – letteralmente spariti nel nulla dal mattino di domenica – ma pm e carabinieri vagliano le posizioni di altre persone che potrebbero aver aiutato qualcun altro a eludere le investigazioni o a sottrarsi alle ricerche delle forze dell’ordine.

 

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