Avevano firmato un armistizio tra famiglie rivali pur di portare avanti anche dal carcere i propri affari. Sono 12 le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale di Lecce dietro richiesta della Dda del capoluogo salentino nei confronti di altrettante persone, tra le quali due donne, sottoposte a indagini ed eseguite questa mattina dai carabinieri del comando provinciale di Brindisi. L’accusa nei loro confronti è, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata alla cessione di stupefacenti e al contrabbando di tabacchi lavorati esteri.
L’indagine avviata nell’ottobre 2012 e la conseguente operazione di polizia sono state stata denominate “Pax” proprio in virtù della pace siglata tra le mura del carcere tra i clan Scu “Rogoli – Buccarella – Campana” (c.d. “Tuturanesi”, e tra gli arrestati c’è anche Sandro Campana, fratello del più noto boss) e “Vitale – Pasimeni – Vicientino” (c.d. “Mesagnesi”), al cui clan si sono affiliati alcuni degli indagati. A sostegno dell’accusa ci sono intercettazioni telefoniche e ambientali e accertamenti investigativi tradizionali.
Nel corso delle indagini – fanno sapere i carabinieri – è stato accertato che gli affiliati di vertice, seppure detenuti, continuavano a impartire direttive agli associati liberi, incaricandoli di raccogliere le risorse economiche per fornire loro assistenza, anche legale, e mantenimento delle famiglie, coordinando il traffico di stupefacenti, gestendo la vendita di Tle di contrabbando, regolando contrasti e controversie interne.
L’indagine anticipa, confermandole, le dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia provenienti dai clan Scu di cui sopra, pentitisi nel biennio 2013 – 2014.
Nel corso delle attività svolte dai carabinieri si è accertato il ritorno alle affiliazioni con rito, in particolare, all’interno degli istituti di pena, nonché la spartizione di aree di giurisdizione e persino lo scambio di affiliati tra l’una e l’altra “famiglia” criminale.