«E i nostri, i nostri dove sono?», una domanda ricorrente dopo che abbiamo pubblicato, nei giorni scorsi, gli elenchi con i vitalizi di ex deputati e senatori pugliesi. No, i “nostri” non ce li siamo dimenticati né rimarranno all’asciutto. Siate sereni, è solo che non sono ancora ufficialmente dei pensionati della Camera e del Senato. Non, almeno, secondo i dati aggiornati ad agosto 2014, quelli che abbiamo snocciolato nelle sei puntate dell’apposito speciale. Ma lo prenderanno, il vitalizio, eccome se lo prenderanno.
E allora, eccoli qua gli alfieri di casa nostra, onorevoli e senatori de’ noantri – come direbbero a Roma, e loro lo sanno bene, avendo frequentato l’Urbe per anni e anni e anni… fino a mettervi radici e a guadagnarsi, appunto, la pensione.
Che poi chiamasi vitalizio, in tal caso, ché loro non sono – o, meglio, non saranno – pensionati come gli altri, bensì ex sommi servitori della Patria. Nessuno si offenda o si scandalizzi, parliamo di gente eletta o nominata a destra, quindi il termine “Patria” – con la “P” rigorosamente maiuscola – ci sta tutto.
Dall’Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno – ehm… – da Francavilla Fontana a Torre Santa Susanna, prendendola larga e facendo una capatina a San Vito dei Normanni e Carovigno, eccoli qua: pane e politica, politica e pane, finché morte da essi, da politica e pane, non li separi. Politica e pane, elementi vitali (con la minuscola). Anzi, vitalizi. Scusando il gioco di parole.
Luigi Vitali nato a Taranto ma ormai francavillese doc, 60 anni a gennaio, di professione avvocato, ha trascorso alla Camera quattro legislature (XIII, XIV, XV, XVI) e 17 primavere, sempre dalla stessa parte: quella di Berlusconi. Una permanenza e una fedeltà che prima o poi – si tratta presumibilmente di mesi – gli varranno una rendita che oscillerà, secondo le nostre proiezioni, tra poco meno e poco più di 5mila euro al mese. La Camera è mediamente meno generosa, rispetto al Senato, nei confronti dei suoi ex inquilini, com’è possibile constatare consultando le tabelle da noi pubblicate nei giorni scorsi. Zenit, punto più alto, dei trascorsi di Vitali a Montecitorio è stato senz’altro la nomina a sottosegretario di Stato alla Giustizia nei governi Berlusconi II (30 dicembre 2004 – 23 aprile 2005) e III (26 aprile 2005 – 17 maggio 2006). Di lui si ricordano diverse proposte di legge ad personam, dove le persone in questione erano Berlusconi e il suo avvocato Cersare Previti. Punto più basso della sua onorevole carriera, oltre alla mancata ricandidatura alle politiche 2013, la bocciatura quale candidato a membro laico del Consiglio superiore della magistratura: il Parlamento in seduta comune non gli ha accordato i tre quinti dei voti necessari per l’elezione. Sembra che abbiano giocato a suo sfavore: l’eccessiva vicinanza a Berlusconi e i procedimenti penali nei quali Vitali è implicato. Uno a Napoli, dov’è imputato per falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici e falsa dichiarazione di un pubblico ufficiale sulla identità propria o di altri: il 24 ottobre 2011, Vitali avrebbe favorito l’ingresso nel carcere di Poggioreale, dov’era andato a trovare l’ex deputato Alfonso Papa (arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulla P4), di una giornalista dopo averla presentata come una sua collaboratrice politica. L’altro processo, invece, è incardinato a Brindisi e riguarda l’affaire farmacie a Francavilla Fontana: qui Vitali e metà Consiglio comunale, oltre a sindaco e funzionari pubblici, rispondono di presunto abuso d’ufficio commesso nell’approvazione della pianta organica delle due nuove sedi farmaceutiche che sorgeranno nella Città degli Imperiali.
Euprepio Curto, 63 anni a gennaio, di Francavilla Fontana, di professione ex bancario e oggi avvocato, è stato senatore della Repubblica per 14 anni, durante le legislature XII, XIII, XIV e XV, sempre in quota Alleanza nazionale. I suoi quasi tre lustri a Palazzo Madama gli frutteranno un vitalizio che, stando sempre ai nostri calcoli di massima, dovrebbe superare i 5.500 euro al mese. Oggi Curto siede in Consiglio regionale, circostanza che gli impedisce di percepire la pensione da senatore. Recordman indiscusso di preferenze nella sua città, nel cui Consiglio comunale siede ininterrottamente dal 1985, nel 2008 è stato escluso dalle liste dei candidati al Parlamento. Qualche tempo prima, era stato suo malgrado protagonista del programma tivù “Italian Job” andato in onda su La7 dove il finto affarista russo Sergej Knazyev (Paolo Calabresi) interloquiva con lo stesso Curto e con il sindaco di Fasano, Lello Di Bari, per cercare di oliare i meccanismi che un giorno avrebbero condotto alla nascita di un casinò proprio nella Città della Selva. Da annotare che dopo quella trasmissione né per l’allora senatore né per il primo cittadino ci furono risvolti giudiziari. Tuttavia, la “caduta” (seguita da risalita) di Curto e l’estromissione dal listino bloccato del Senato alle politiche di quello stesso anno sono da più parti ritenute riconducibili proprio a quella trasmissione televisiva. Al posto del francavillese, nel 2008 fu candidato al Senato il torrese Michele Saccomanno (leggi sotto) rimasto in carica fino al 2013. Con Saccomanno in comune una sconfitta da candidato alla Provincia di Brindisi: Curto sconfitto da Michele Errico nel 2004, Saccomanno da Massimo Ferrarese nel 2009. Di Curto va ricordata poi la contrarietà dell’ingresso di An, partito del quale era coordinatore provinciale, nel Popolo della libertà. Seguendo questa convinzione, nel 2008 esce da An-Pdl e costituisce il movimento civico Alleanza nelle città per poi confluire, nel 2009, nelle fila dell’Udc conquistando l’anno successivo l’elezione al Consiglio regionale della Puglia. Nel 2014 ha fondato la lista civica Progetto per l’Italia.
Luciano Sardelli, 59 anni, di San Vito dei Normanni, medico pediatra e di recente scrittore, già assessore regionale al Turismo, è stato deputato per 10 anni: dal 2001 al 2006 (XIV legislatura) e dal 2008 al 2013 (XVI legislatura), prima nelle fila di Forza Italia, poi in quelle del Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo (ex, discusso, governatore della Regione Sicilia). Di Sardelli si ricorda soprattutto la prima elezione, quella del 14 maggio 2001. Quando, come accertato in seguito, il presidente della sezione 7 di Latiano inverte le preferenze del candidato Cosimo Faggiano (di Mesagne) proprio con quelle di Sardelli: 300 al primo, 389 al secondo. Grazie a quegli 89 voti non suoi, Sardelli diventa deputato, Faggiano resta a casa. Quest’ultimo non ci sta e denuncia, persino il presidente di seggio ammette la possibilità di un errore commesso alle 4 di notte, quando “era stanco e aveva mal di stomaco”. Non c’è però nulla da fare: la competenza è della Giunta delle elezioni (organo della Camera). Qui il caso va per le lunghe – la magistratura ordinaria non ravvisa alcun reato, ma al limite un mero errore materiale – e di fatto Sardelli occupa fino alla fine il seggio che avrebbe dovuto essere di Faggiano. Risultato? Sardelli conquista il diritto al vitalizio – gli sarebbero bastati, all’epoca due anni, sei mesi e un giorno – rimpolpato poi con la rielezione del 2008. Due lustri esatti alla Camera che gli varranno a breve oltre 3mila euro di rendita mensile.
Michele Saccomanno, 64 anni, di Torre Santa Susanna, medico ortopedico, già assessore regionale (Sanità e Ambiente) dal 1995 al 2005 e presidente del gruppo An in Consiglio regionale dal 2005 al 2008, è stato senatore per tutta la XVI legislatura nelle fila del Popolo della libertà (dal 25 gennaio al 14 marzo 2013 s’iscrive al gruppo Fratelli d’Italia – Centrodestra nazionale, partito di cui è oggi segretario provinciale di Brindisi). Nel 2008 è stato eletto grazie all’inserimento nel listino bloccato per il Senato al posto che era stato sino ad allora dell’acerrimo rivale e collega di partito Curto (leggi sopra). Durante il mandato parlamentare fa parte dell’XI Commissione permanente (Lavoro, previdenza sociale), della XII Commissione permanente (Igiene e sanità), della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale, della Commissione parlamentare per la semplificazione. Un’attività in Senato che gli varrà quasi 2.500 euro al mese.
Cosimo Mele, 57 anni, di Carovigno, professione – si legge negli atti ufficiali – industriale, ha trascorso alla Camera due anni esatti: dal 28 aprile 2006 al 28 aprile 2008 (XV legislatura). Non essendo stato in Parlamento due anni, sei mesi e un giorno – all’epoca questa era la soglia, poi innalzata a cinque anni dal gennaio 2012 – non ha maturato i requisiti per l’ottenimento del vitalizio (se rieletto, potrebbe sommare quel biennio agli anni successivi). Assurto agli onori delle cronache nazionali per aver trascorso all’Hotel Flora di Roma, in compagnia di Francesca Zenobi, la notte tra venerdì 27 e sabato 28 luglio. La donna si sentì male e fu ricoverata in ospedale probabilmente a seguito dell’assunzione di droga e alcol. Mele finì al centro di un’inchiesta aperta dalla Procura di Roma e poi a processo per accertare chi avesse portato quella notte la cocaina. Mele allora si dimise dall’Udc – il partito dei valori cristiani e della famiglia – ma non da parlamentare, iscrivendosi al gruppo misto. La sua avventura alla Camera terminò però, insieme con quella di tutti gli altri, qualche mese dopo, con la cessazione anticipata della legislatura. Alle politiche del 2008 non è stato ricandidato da alcuna forza politica, ma dopo alcuni mesi è tornato attivo: alle provinciali brindisine del giugno 2009 ottiene 1.290 preferenze con l’Alleanza di Centro (terzo più suffragato nel suo collegio). Il rilancio si completa nel 2013, quando il 10 giugno, da candidato sindaco a capo di un nugolo di liste civiche, si aggiudica il turno di ballottaggio e diviene sindaco della sua città.
E. Z.