Lo annuncia quasi commosso, ma sinteticamente: con due righe su facebook. Sergio Tatarano, paladino spesso inascoltato delle battaglie laiche a Francavilla è finalmente soddisfatto: dopo anni e anni di speranze disattese, ecco che il Comune istituisce una saletta riservata ai funerali civili. Sì, non solo i matrimoni. Anche i funerali senza passare necessariamente dalla chiesa per essere salutati dai propri cari, dai propri amici e dai propri conoscenti.
Se l’Italia fosse a tutti gli effetti un Paese laico e non confessionale, non ci sarebbe nulla di che stupirsi. Ma il Belpaese ospita il Vaticano e la Città degli Imperiali, più di altre realtà, specie al Sud, rappresenta con le sue numerose chiese e – non secondariamente – con i suoi credo e le mentalità prevalenti uno specchio abbastanza fedele della situazione nazionale.
Non si tratta di professare una fede, di cercare di convincere qualcuno a seguire questa o quell’altra presunta divinità: Tatarano e quanti sono d’accordo con lui sull’argomento non intendono imporre alcunché a nessuno. Niente proselitismi.
Chiedevano e hanno ottenuto soltanto di avere la libertà di non essere quasi costretti alla commemorazione in chiesa, quando sarà. Pubblicamente, ma non in chiesa.
L’interessamento dell’assessore Stefano Voccoli (in quota Rifondazione comunista) ha consentito loro di raggiungere questo agognato e, in fin dei conti, fin troppo sudato risultato. In fondo, si tratta soltanto di un fatto di civiltà: massimo rispetto per chi crede, altrettanto o almeno quel minimo sindacale per chi, invece, non si rispecchia in una confessione religiosa.
Non il primo successo questo, a ben guardare, ottenuto da Tatarano – esponente radicale e presidente della locale Cellula Coscioni – poiché qualche anno addietro ha ottenuto dall’allora amministrazione di centrodestra il registro dei testamenti biologici, all’interno dei quali i cittadini possono, per esempio, decidere preventivamente delle cure cui essere sottoposti nel caso dovessero un domani trovarsi in stato neurovegetativo, quindi nell’incapacità di comunicare con l’esterno e di riferire le proprie volontà circa l’accettazione o meno di un accanimento terapeutico nei loro confronti.
El. Zanz.