Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota del consigliere comunale di Francavilla Fontana Euprepio Curto (Progetto per l’Italia) sul contributo economico concesso dall’amministrazione Bruno alle parrocchie in cui opera la Caritas:
“La notizia fu data in pompa magna, e per poco non ci scappò la benedizione: dall’Amministrazione Bruno era stato restituito alle chiese francavillesi (le cose non stavano proprio così) quanto versato per la Tares per l’anno 2013. Una ‘santa’ iniziativa (e ci mancherebbe altro) che divise Francavilla in Guelfi e Ghibellini, anche se l’iniziativa era stata fatta passare come riferita esclusivamente ai luoghi di culto. Ma poiché il Comune non è casa propria ( e sotto questo aspetto è opportuno che Bruno e Company riflettano con maggiore attenzione di quanto non abbiano fatto fino ad ora), vi fu chi, mosso dalle migliori intenzioni possibili, non esitò a far notare nelle opportune sedi che sotto l’aspetto squisitamente formale (e, di conseguenza, sostanziale) l’atto amministrativo, per come era stato redatto, avrebbe potuto esporre gli amministratori a qualche rilievo non secondario.
La risposta in Consiglio comunale a tali pacate e responsabili osservazioni fu per larghe linee quanto di più irresponsabile ci si potesse attendere: “Vabbè, se la Corte dei Conti dovesse censurarci vuol dire che pagheremo noi amministratori”.
Naturale che di fronte a tale supponenza anche chi ha la pazienza di Giobbe sarebbe stato tentato di adire effettivamente la magistratura contabile. E, pur tuttavia, volendo riconoscere all’A.C. la buona “fede” (ovviamente in senso non esclusivamente clericale), ma anche tanta approssimazione amministrativa, ancora una volta ci permettemmo un disinteressato e costruttivo suggerimento, e cioè la soppressione della posta 1464 394 del bilancio di previsione 20134, in quanto, per come era stata scritta, ‘Trasferimento a Istituti religiosi per contributi sulla Tares’ per un ammontare pari ad euro 23.000,00, avrebbe condotto direttamente l’A.C non in paradiso, ma all’inferno della magistratura contabile, e, probabilmente, non solo di essa.
Le norme vigenti sulla Tares consentono, infatti, solo esenzioni, sgravi e abbattimenti. Giammai ‘contributi’. Anche perché, nel caso specifico, trattandosi di somme che notoriamente l’A.C. si era impegnata a restituire nella stessa misura di quella versata dalle chiese francavillesi quale tributo Tares per l’anno 2013, essi (i contributi) si sarebbero appalesati come vero e proprio artifizio finalizzato ad eludere le norme del regolamento comunale, e pertanto avrebbero realizzato le condizioni per un maldestro aggiramento della legge, configurando, di conseguenza, una fattispecie a chiara rilevanza penale.
Evidentemente non siamo stati compresi. Oppure, non siamo riusciti nella titanica impresa di spiegare bene le ragioni che sconsigliano, almeno per l’anno 2014 qualsiasi ulteriore iniziativa in materia. Tant’è che proprio oggi apprendiamo dagli organi d’informazione di una intesa che sarebbe stata raggiunta tra il sindaco e una delegazione di parroci capeggiata, addirittura, da S.E. Monsignor Pisanello, Vescovo di Oria.
Dall’intesa sarebbe emersa la volontà dell’A.C. di stanziare 15 mila euro per le chiese, che, a loro volta, dovrebbero utilizzare tali somme per servizi essenziali svolti da soggetti come la Caritas. Tutto bene, tutto giusto, se non fosse per il fatto che a nessuno può essere consentito di pensare che, almeno per quanto ci riguarda, si abbia l’anello al naso. Ciò che avevamo detto per tempo lo riconfermiamo, così come riconfermiamo la necessità che per le chiese, intese come luoghi di culto, si determinino forme agevolate di contribuzione riguardo i tanti tributi gestiti dagli Enti Locali.
Ma si eviti, per carità di Dio (è proprio il caso di dirlo) di ricorrere a furbate che sviliscono lo stesso intervento finanziario, facendo ritenere (è proprio il caso di dire: Dio non voglia!) che il tutto sia mosso da una sfrenata voglia di acquisire facile consenso. Anche perché, sotto tale aspetto, vorrei rassicurare Bruno e Company che sono ormai superati i tempi in cui la Chiesa indirizzava il consenso. Figuriamoci: non si è mossa quando è stata destinataria di ben più consistenti risorse finanziarie, figuriamoci se si muoverà in futuro per quattro lirette”