Quando se n’è accorto, quasi non credeva ai propri occhi: la multa per divieto di sosta sul parabrezza del suo furgone gliel’aveva commissionata suo padre, comandante dei vigili urbani. Il caso opposto a quello con protagonista il sindaco di Roma, Ignazio Marino, è accaduto a Oria, dove il capo della polizia municipale non ha avuto alcun occhio di riguardo per il figlio, anzi: ha incitato l’agente che era con lui nella macchina di servizio a redigere il verbale. Trentasei euro per divieto di sosta e chi s’è visto, s’è visto. Per tutta risposta, il figlio ha pagato: in monetine.
L’automobilista indisciplinato se l’è pure un po’ presa, ché in fondo non aveva posteggiato dove non era consentito per capriccio, ma per motivi di lavoro e solo temporaneamente. Sta di fatto che ne è scaturita una discussione tra le mura domestiche, ma non c’è stato verso: «Hai sbagliato e paghi, la prossima volta stai più attento», la caustica spiegazione concessagli.
Il fatto risale alla scorsa estate, quando Sandro Dell’Aquila, noto fotografo, era impegnato a confezionare il servizio per un matrimonio e aveva per comodità sostato con il furgone proprio nei pressi della chiesa di San Domenico. Il tempo di scaricare l’attrezzatura insieme con i suoi collaboratori e – zac! – l‘amara sorpresa: un bel verbale di contravvenzione sotto i tergicristalli, 36 euro da pagare entro 60 giorni. Intestazione: Comune di Oria – Polizia Municipale. In calce, la firma del vigile urbano e poi anche quella del capitano Emilio Dell’Aquila, cioè suo padre, che della polizia locale è il responsabile.
Roba da non crederci, dato che di quel matrimonio e della sua intenzione di parcheggiare per pochi minuti lì suo padre era stato pure informato…
Una storia di ordinario rispetto delle regole che però il fotografo avrebbe potuto prevedere giacché anni addietro gli era capitata più o meno la stessa cosa: dopo aver parcheggiato male in piazza Lama, passarono i vigili e gli fecero la multa. Nell’auto con le insegne di servizio c’era anche in quell’occasione il comandante Dell’Aquila, il quale ordinò all’agente che lo accompagnava di scendere e di multare proprio «quella macchina», ossia l’Alfa Romeo di suo figlio Sandro.
Quest’ultimo, pur riconoscendo il torto, non accettò di buon grado tutta quella severità, anche perché a differenza della sua altre auto parcheggiate in divieto non furono sottoposte allo stesso trattamento. Se ne discusse anche in quell’occasione a casa, ma proprio come di recente non ci fu modo di spiegare, dissentire, giustificarsi: «Paga la multa e impara per le prossime volte». Detto, fatto: Sandro pagò il 59esimo giorno l’intero importo di 87 euro in monete da un euro presso il comando di polizia municipale di Oria. Il consiglio di stare attento, però, sembra non averlo preso tanto sul serio. E, dimentico dell’inflessibilità del genitore, la scorsa estate ci è ricascato…