«Dietro ogni smartphone c’è tanto sfruttamento», la battaglia di John Mpaliza per la tracciabilità dei minerali tecnologici

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John Mpaliza, in basso a destra, con dirigente, docenti e studenti del comprensivo Milizia-Fermi di Oria

Lo chiamano “oro nero”, ma non si tratta di petrolio, eppure come il petrolio scava profondi solchi sociali. È il “coltan”, prezioso minerale utilizzatissimo nelle componenti tecnologiche e al centro degli incontri tenuti nei giorni scorsi presso il liceo classico “Vincenzo Lilla” di Francavilla e l’istituto comprensivo “Francesco Milizia – Enrico Fermi” di Oria dall’ingegnere informatico congolese John Mpaliza, che risiede in Italia da diversi anni.

“Dal Congo al nostro smartphone” il tema della campagna d’informazione e sensibilizzazione divenuta per Mpaliza praticamente una missione: dietro l’estrazione del coltan, presente soprattutto in Africa, c’è tanta miseria e tanto sfruttamento.

I bambini sono spesso costretti a scavare nella sabbia a mani nude per rifornire di questo minerale i signori della guerra, che poi lo rivendono a multinazionali senza scrupoli il cui unico interesse è assemblare costosi dispositivi elettronici – computer, tablet, telefonini – da rivendere a caro prezzo sui cosiddetti mercati più progrediti.

Mpaliza, l’ingegner Mpaliza ha abbandonato casa e lavoro e da qualche tempo è impegnato in un tour da Reggio Emilia a Reggio Calabria per far capire a tutti, in primi ai più giovani, che spesso dietro gli ultimi ritrovati della scienza e della tecnica c’è del “sangue”.

Il fine del tecnico congolese è infatti quello di ottenere una legge sulla tracciabilità dei minerali cosiddetti “insanguinati” (coltan, cobalto, cassiterite, tungsteno e oro) impiegati per la fabbricazione delle componenti elettroniche.

Si collocano in quest’ottica gli incontri, che hanno suscitato grande interesse, nelle scuole della provincia di Brindisi. Quando hanno saputo dell’iniziativa, tanto la dirigente scolastica del “Lilla”, Giovanna Carla Spagnolo, tanto quella del comprensivo “Milizia-Fermi”, Lucia Lovecchio, si sono mostrate subito disponibili a ospitare Mpaliza.

Questi, raccontando realtà a lui purtroppo ben note, ha affascinato studenti, docenti e rappresentanti delle istituzioni che vi hanno partecipato.
Il lungo viaggio dell’infaticabile ingegnere di colore può dirsi tutt’altro che terminato: egli, dopo aver messo in discussione se stesso, il proprio lavoro e i propri affetti al fine di ottenere giustizia per il suo popolo, non ci pensa neanche un attimo a fermarsi.

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