Singolare disavventura quella capitata a un commerciante di Oria che, nei giorni scorsi, si è visto recapitare dalla polizia provinciale, spesso impegnata a perlustrare le campagne, un verbale dell’importo di circa 600 euro per abbandono di rifiuti. Non ci sarebbe nulla di strano, se gli agenti avessero pizzicato il cittadino a disfarsi effettivamente della spazzatura fuori dal centro abitato, ma così non è stato: gli si contesta, infatti, la presenza dalle parti della chiesetta rupestre della Madonna di Gallana dell’imballaggio di un prodotto proveniente dal suo negozio. A lui sono in sostanza risaliti dal marchio.
Chissà chi lo ha gettato lì – il diretto interessato assicura di essere del tutto all’oscuro – ma per i poliziotti provinciali la presenza del marchio sarebbe sufficiente a far ricadere la responsabilità sull’esercente, la cui attività si trova peraltro in un’area opposta rispetto a quella del rinvenimento.
Il destinatario della multa ovviamente non ci sta e intende opporsi al verbale: «Non avrei alcun motivo per gettare i rifiuti del mio negozio tra le campagne – dice – poiché pago regolarmente la tassa sulla spazzatura e peraltro usufruisco dei contenitori della differenziata riservati alle attività commerciali: se qualcuno dei mie clienti o dei miei fornitori non è civile posso risponderne io al posto loro?»
Immaginando che un qualcuno acquisti, magari online, un paio di scarpe o qualunque altro oggetto di una nota marca e getti poi la scatola in strada, la polizia provinciale poi farebbe un verbale all’impresa che ha messo in commercio quel prodotto?
Alfredo Carbone