Non ci sta. L’oncologo e primario di radioterapia dell’ospedale “Antonio Perrino” di Brindisi non si arrende all’idea che i brindisini debbano essere trattati alla stregua di cittadini di serie B. Cittadini che si ammalano e mouiono di tumore per semplice sfortuna, per un ghigno della malasorte, per caso. Altrove, a Mantova per la precisione, lo scorso 14 ottobre 10 ex menager ed ex dirigenti della Montedison sono stati condannati per omicidio colposo. Erano alla sbarra per la morte di 73 operai. Tutti uccisi dall’esposizione prolungata ad agenti cancerogeni presenti sul posto di lavoro. E qui? A Brindisi? “Dal 2001 al 2013 – ha spiegato il medico – ho segnalato all’autorità giudiziaria 5 casi di mesotelioma, 9 tumori del polmone, 3 linfomi non Hodgkin e leucemie, 2 angiosarcomi in lavoratori di diversi comparti industriali brindisini. Sono certo che come me altri colleghi si sono comportati allo stesso modo. Quindi mi chiedo, se a Mantova per gli stessi tipi di tumore si è celebrato un processo e si sono individuate delle responsabilità, perché non è possibile fare lo stesso a Brindisi”.
“La sentenza di Mantova – ha proseguito Maurizio Portaluri – è l’ultima di ordine di tempo che smentisce l’idea secondo cui per i tumori non sia possibile individuare dei responsabili sul piano penale”. E invece, ancora oggi, nulla. Il caso Brindisi, per quanto ricalchi in molti aspetti (troppi) quello dei lavoratori morti a Mantova, resta una realtà a parte, dove dipendenti che lavora in un determinato stabilimento si ammalano e muoioni degli stessi mali che uccidono colleghi che lavorano presso uno stabilimento identico. Ma lì i responsabili hanno dei nomi e le loro vittime saranno risarcite (con 8 milioni di euro). Qui è tutta colpa del caso. E il caso, per sua natura, gode di ogni immunità.