«Ma è normale che un sacerdote vada in giro con un’Audi A6 3000 e che poi ogni domenica predica di donare ai poveri, di aprire il nostro cuore?».
Questo ha scritto un francavillese su facebook dopo aver visto un prete arrivare in chiesa a bordo della berlina di lusso indicata nel post, a dire dell’utente quello stesso prete che poi durante la santa messa invita e incita alla carità e quindi alla solidarietà ne confronti dei poveri, fondamenti della dottrina cattolica.
Chiaro è che non vi è nulla d’illegittimo nelle scelte dell’uomo di Dio, poiché ciascuno dei suoi soldi – specie se guadagnati in modo lecito – fa quello che gli pare compreso quindi comprarsi l’auto che più gli aggrada. Questo il motivo per il quale non si riportano qui le generalità dell’ecclesiastico: non interessa la persona, al massimo il suo atteggiamento per questioni non attinenti il diritto, ma l’opportunità.
A dire degli stessi fedeli, scatenatisi sul social network in commenti anche ben sopra le righe, dei quali non si riferirà, la scelta affatto povera del “don” striderebbe con i frequenti e solerti consigli di papa Francesco, rivolti proprio ai ministri di culto, a recuperare il valore della povertà come segno tangibile di vicinanza alla gente comune, di questi tempi sempre più in difficoltà economiche. Il 7 luglio dello scorso anno, il pontefice disse apertamente: «Fa male vedere sacerdoti su belle auto»
Lo sdegno la fa da padrone e le opinioni sono delle più svariate.
Ci sono i difensori a oltranza della Chiesa, i quali giustamente e a contrario si soffermano anche sull’usanza, molto diffusa di ostentare eleganza e opulenza in occasione dei sacramenti – battesimi, prime comunioni, cresime, matrimoni e persino funerali a mo’ di sfilate di moda – e sul fatto che il possesso di un costoso mezzo di locomozione non implichi di per se stesso insensibilità da parte del proprietario:
«Chi vi dice che il prete che voi avete visto non faccia anche lui le sue offerte?»; «Purtroppo questo è il bello della rete, dove tutti… proprio tutti… possono aprire bocca e parlare anche senza pensare a volte»; «Buttarla in caciara non è mai cosa buona e giusta. Giudicare un prete, poi, non già per quello che fa ma per l’automobile che guida (sarà di sua proprietà?) è il peggio del peggio che si possa leggere su Fbk. Laicamente preferisco riferirmi a quanto Papa Francesco ha affermato recentemente, ovvero che anche i sacerdoti devono dare testimonianza di sobrietà. Ed è questa della sobrietà la Chiesa cattolica che anche io preferisco!»; «Ma se il risultato dopo una Santa Messa è giudicare il sacerdote per la macchina che ha la domanda è una sola: MA CE SCIA FACITI A MESSA (cosa andate a fare a messa, ndr)?»
Ci sono però soprattutto i detrattori del sacerdote e di quanti, al suo pari, predicherebbero bene salvo poi razzolare male.
«Fosse per me le chiese le chiuderei tutte», scrive uno dei più estremisti tra loro.
«Non dare più l’offerta durante la messa», scrive un’altra utente fb, raccogliendo consensi tra i partecipanti alla discussione: «Lo sciopero dell’offerta è una buona soluzione – scrive e propone uno di essi – ma anche chiedere a quel parroco la ricevuta valida per la deduzione fiscale quando capita di dare l’offerta per la messa, per il battesimo, la prima comunione e la cresima».
E ancora: «Non andare messa così la predica se la fa da solo»; «Basta destinare ad altri l’8×1000»; «Sono sempre meno quelli che credono nell’istituzione della chiesa. È duemila anni che fanno soldi con la povera gente e fanno leva sulla sua ignoranza. Tra sante guerre dette crociate, indulgenze per evitare l’inferno, santa inquisizione per fermare con le torture e la morte il progresso scientifico e i milioni tra morti e abusi vari che ha sulla coscienza, volete farmi credere che ancora credete nella chiesa? È solo un’invenzione degli uomini per arricchirsi. Credete nella parola di Dio ma da quella degli uomini diffidate sempre».
Insomma, il tema è caldo e particolarmente sentito: in periodi come questo dai vertici – della politica, della religione, delle istituzioni – ci si attende il buon esempio oltre che tante e sacrosante ottime parole, non il più classico dei «fate come dico, non fate come faccio», e i social rappresentano – una volta in più – il termometro più o meno attendibile dell’attuale situazione sociale. Sebbene – è sempre opportuno precisarlo – non di tutta l’erba bisogna fare un unico fascio, come pure qualcuno precisa, ricordando l’esistenza di uomini di Chiesa disposti a rinunciare ai propri averi pur di aiutare il prossimo.
E in ogni caso non è detto che, al di là della berlina di lusso nella sua disponibilità, il sacerdote in questione, pur non avendo fatto evidentemente voto di povertà, non ami il prossimo suo come se stesso aiutandolo oltre che moralmente anche materialmente.
Eliseo Zanzarelli