di Eliseo Zanzarelli
La materia del contendere è semplicemente cessata: non ci sono e non ci sono stati pericoli di chiusura del rapporto tra il Comune di Oria e la funzionaria Loredana D’Elia (segretaria generale facente funzioni e responsabile Ufficio procedimenti disciplinari).
L’ha stabilito il giudice del lavoro, cui D’Elia aveva presentato reclamo dopo essere stata prima punita sul piano disciplinare – multa pari a quattro ore di retribuzione – poi rimossa dall’incarico per mancato superamento del periodo di prova da parte del segretario generale Antonio Missere. Questi provvedimenti erano stati però contestati e sconfessati dal sindaco e dalla giunta, che avevano deciso di mantenere in servizio la dipendente.
Il segretario Missere e il primo cittadino Cosimo Pomarico sono ormai degli ex – il primo sollevato di fatto dall’incarico dall’Anac (Autorità nazionale anti-corruzione), il secondo da poco mandato a casa dai suoi stessi consiglieri comunali – tuttavia gli strascichi degli ultimi tormentati mesi a palazzo di città, caratterizzati da un clima definito come “dei veleni”, continuano ad affiorare.
Una delle questioni pendenti era per l’appunto quella promossa dinanzi al giudice del lavoro da D’Elia – respinto, ad agosto, il ricorso d’urgenza per difetto del periculum in mora – alla quale il collegio formato da Domenico Toni (presidente relatore), Francesco De Giorgi e Luca Notarangelo del tribunale di Brindisi ha dato sostanzialmente ragione con un’ordinanza emessa, a seguito di camera di consiglio, lo scorso primo di ottobre.
Secondo i giudici, che hanno escluso l’intervento di Missere, assistito dall’avvocato Roberto Palmisano, l’allora segretario comunale non avrebbe potuto né infliggere il provvedimento disciplinare a D’Elia, assistita dall’avvocato Carlo Caniglia, né dichiarare il recesso dal rapporto di lavoro in quanto datore non è il segretario, ma l’ente. Il segretario, in pratica, avrebbe soltanto dovuto agire nell’interesse del Comune qualora la guida politica fosse stata d’accordo con lui.
Le sue iniziative sono invece tempestivamente state osteggiate dalla giunta, mostratasi interessata alla prosecuzione del rapporto. Il Comune si è, quindi e non a caso, costituito nella controversia, assistito dall’avvocato Francesco Carone, aderendo alle domande della ricorrente (revoca dell’ordinanza di rigetto del ricorso d’urgenza, annullamento del provvedimento disciplinare, annullamento del recesso contrattuale, inammissibilità dell’intervento di Missere, che aveva per conto suo chiesto il rigetto del reclamo e la cancellazione delle frasi sconvenienti in esso contenute ai sensi dell’articolo 89 del Codice di procedura civile).
Siccome l’ente si è di fatto schierato dalla parte della reclamante (D’Elia), eccezion fatta che per l’eventuale richiesta di risarcimento danni, i giudici non hanno potuto che dichiarare cessata la materia del contendere poiché non sussiste e non è mai sussistito il rischio che la funzionaria perdesse il suo posto proprio grazie alla sua “difesa” adottata dall’esecutivo.
Dopo la pronuncia dell’Anac, un’altra vittoria per l’ex amministrazione. A festeggiare è però solo D’Elia, gli altri – dal segretario al sindaco passando per i consiglieri comunali – sono già tutti a casa.