Dopo essersi fatti la residenza in Italia e aver dichiarato un reddito utile allo scopo, se ne tornavano in Albania e attendevano fine mese per incassare l’assegno sociale di circa 500 euro che l’Inps versava loro. Una pratica che sarebbe andata avanti per anni, quella smascherata dalla guardia di finanza di Brindisi, che vede indagati 33 cittadini del Paese delle Aquile. Ad essi l’ente di previdenza ha sospeso il beneficio e nei loro confronti ha attivato anche la procedura di recupero dei soldi indebitamente percepiti: una cifra che si aggira complessivamente intorno ai 362mila euro. Soldi che le persone sotto indagine avrebbero percepito almeno dal 2013, quando sono partite le indagini delle fiamme gialle al comando del maggiore Alessandro Giacovelli. I beneficiari del sussidio erano formalmente in regola: più di 65 anni d’età, residenza in Italia tra Mesagne e Brindisi, dichiarazioni fiscali in linea on le richieste avanzate. Solo che, al termine della pratica con l’ok dell’Inps, se ne sarebbero tutti tornati tranquillamente al di là dell’Adriatico, godendo di prestazioni che sarebbero state valide soltanto al di qua del Canale d’Otranto. Qualcuno di loro non avrebbe messo piede a Brindisi dal 2010, altri avrebbero sempre delegato figli e parenti al ritiro dell’assegno, altri ancora s’imbarcavano alla volta di Brindisi soltanto per prelevare i contanti, poi di nuovo via. Ora, però, i finanzieri pensano di aver scoperto un “giro” che potrebbe non limitarsi soltanto alle 33 persone sottoposte ad accertamento, ma ad altri stranieri residenti nei comuni del Brindisino. Se questa tesi è giusta, lo si scoprirà più in là.