Segnalata anche all’autorità competenti, in primis Comune e Regione Puglia, dal blogger nonché ispettore superiore della Polizia di Stato in pensione e socio Archeoclub Italia, Franco Arpa, una questione è balzata nei giorni scorsi agli onori delle cronache locali: quella della realizzazione, a ridosso della chiesetta medievale intitolata alla Madonna della Scala, a Oria, di un impianto di produzione di energia elettrica da fotovoltaico. Secondo il denunciante, quell’insediamento non sarebbe a norma per tutta una serie di motivi connessi principalmente al mancato rispetto delle prescrizioni relative alla sussistenza in loco di un vincolo paesaggistico. Tradotto: a dire del blogger, che aveva segnalato quella la presunta anomalia già negli anni passati, quell’impianto sorgerebbe troppo a ridosso della chiesetta, a tutt’oggi di proprietà della Diocesi, e in più non sarebbe in linea con tutta una serie di obblighi imposti in capo ai progettisti dalla legge stessa. Le contestazioni mosse da Arpa – tutte pubblicate sul blog www.arpa-oria.com sono tante, interessanti e articolate, oltre che di carattere anche tecnico, e pertanto le si riporta nei link seguenti: Segnalazione 1; Segnalazione 2; Segnalazione 3; Segnalazione 4; Segnalazione 5; Segnalazione 6; Segnalazione 7; Segnalazione 8; Segnalazione 9. Ad Arpa, però, ha deciso di replicare, qui di seguito, con tanto di documenti ufficiali allegati, Angelo Lippolis, nella sua qualità di “persona informata dei fatti” sul progetto relativo all’impianto in questione. Qui di seguito riportiamo la sua replica al blogger concessa in esclusiva a Lo Strillone:
Caro Direttore,
Le scrivo come persona informata dei fatti circa le paventate irregolarità relative alla costruzione dell’Impianto Fotovoltaico Palombara (via Madonna della Scala).
Una prima fondamentale premessa è che l’attuale “ossessione mediatica”, abbastanza nota alla città di Oria, relativa ad un impianto fotovoltaico autorizzato nel 2010 e che produce energia dall’agosto del 2011 nasce da un complesso, universalmente e scientificamente riconosciuto: il complesso del pene piccolo. Per maggiori approfondimenti in merito al complesso e per chi volesse dare il proprio contributo non esiti a contattarmi.
Il resto è tutta un’altra storia, il resto è un iter autorizzativo a cui hanno partecipato più di 30 Enti Pubblici, più di 30 Alti Dirigenti degli uffici regionali pugliesi che hanno messo la loro firma e se ne sono assunti la responsabilità, il resto è un Iter che per legge dovrebbe durare 180 giorni ma in realtà è durato 3 anni. La sintesi del resto, se la premessa non è stata sufficiente è dopo i 2 punti:
– l’impianto ha ricevuto un Autorizzazione Unica, rilasciata dalla Regione Puglia, per la quale vi sono state 2 Conferenze dei Servizi in Regione alle quali hanno partecipato più di trenta Enti e ben 4 si sono espressi sul mitico D.lgs. 42/2004: il Comune di Oria, i Beni Archeologici, i Beni Culturali, la Regione Puglia – Servizio Assetto del Territorio (che è giusto l’Ente che disegna le cartine su cui mette i pallini per evidenziare le aree vincolate dopo che i Comuni esprimono le loro indicazioni);
– dalla Conferenza dei Servizi si evince che l’area interessata dall’impianto fotovoltaico “Palombara”, secondo le fonti cartografiche accessibili all’epoca, risultava ricadere in Ambito Territoriale Esteso “E” del PUTT/P
– il procedimento autorizzativo si è svolto in vigenza della versione del PUTT/p dell’epoca;
– nell’originaria versione del PUTT/p la chiesetta Madonna della Scala, pur rappresentata come esistente, non è stata individuata come emergenza da tutelare ai sensi delle norme tecniche del medesimo PUTT/p ;
– il parere di cui al punto 3) che segue della Soprintendenza preposta alla salvaguardia dei beni tutelati ex D.Lgs. 42/2004 ha ritenuto che non vi fosse nulla da tutelare;
– sembra evidente che le indicazioni dell’Ufficio Tecnico ed il relativo Verbale del Consiglio Comunale del 2005 relativi all’attuazione del PUTT/P che girano in rete sono state adottate dalla Regione Puglia con l’adozione del PPTR del 2013, ben due anni dopo la realizzazione del parco fotovoltaico.
Ben 4 Enti si sono espressi in Conferenza dei Servizi, alcuni anche più volte, (si prega di accedere ai relativi link). In particolare:
1) Il comune di Oria si è espresso per ben 4 volte:
1.1) la prima volta con Certificato Di Destinazione Urbanistica rilasciato in data 17/06/2008 nel quale si specifica, in calce al suddetto documento, che le particelle sulle quali ricade l’impianto fotovoltaico Palombara (ovvero all’epoca p.lle 290,381 e 702 del Fg. 54) “non risultano comprese tra i siti di importanza comunitaria zona “SIC” e “ZPS” e che non esistono vincoli inibitori ai sensi del D.Lgs. 42/2004” (certificato a firma Arch. Incalza e Geom. Durante);
1.2) la seconda volta con il Certificato Di Destinazione Urbanistica rilasciato in data 22/11/2010 nel quale si attesta, in calce al suddetto documento, che le particelle sulle quali ricade l’impianto fotovoltaico Palombara e la relativa area asservita (ovvero all’epoca p.lle 290,381,702, 314, 317, 363 del Fg. 54) che “le particelle catastali sopra indicate non risultano comprese tra i siti di importanza comunitaria (SIC) ai sensi della direttiva comunitaria n. 92/43/CEE “Habitat” e tra le zone di protezione speciale (ZPS) ai sensi della direttiva comunitaria n. 79/409/CEE “Uccelli selvatici” con relativo inquadramento territoriale dell’area rispetto ai siti Natura 2000 più prossimi e che non esistono vincoli inibitori ai sensi del D.Lgs. 42/2004” ed inoltre, che “le particelle catastali sopra indicate non risultano comprese nelle aree vincolate dal “Piano faunistico venatorio regionale 2009-2014” (Delibera di Giunta n° 1045 del 23/06/2009 approvato con Delibera del Consiglio Regionale n° 217 del 21/07/2009)”. (certificato a firma Arch. Incalza);
1.3) la terza volta, nella prima Conferenza dei Servizi, con il PARERE FAVOREVOLE SOTTO IL PROFILO URBANISTICO con condizioni (nota del 11/06/2010 a firma Arch. Incalza);
1.4) la quarta volta nella seconda Conferenza dei Servizi con PARERE FAVOREVOLE SOTTO L’ASPETTO URBANISTICO con condizioni (nota del 17/09/2010 a firma Arch. Incalza);
2) La Regione Puglia – Servizio Assetto del Territorio si è espresso con PARERE FAVOREVOLE (nota prot. A00145 n° 3580 del 23/07/2010) affermando che “A seguito di istruttoria effettuata dagli uffici competenti è stato rilevato che l’area in esame ricade in Ambito Territoriale Esteso di tipo “E” di valore normale ai sensi del PUTT/P e quindi non sottoposto a tutela diretta dallo stesso PUTT/P” (a firma del Dirigente del Settore Urbanistica, del Dirigente del Settore Abusivismo e del Dirigente del Settore Pianificazione Paesaggistica).
3) La Regione Puglia – Ministero per i Beni e le Attività Culturali:
con nota Cl.34.19.07/40 prot. n° 4066 del 04/03/2010 ha dichiarato “Si precisa la non competenza in quanto l’impianto non ricade in area tutelata dal D.lgs. 42/04” (a firma del Soprintendente).
4) La Regione Puglia – Soprintendenza per i Beni archeologici della Puglia con: nota prot. n° 5846 del 13/04/2010. Ha dichiarato che “L’area non è sottoposta a provvedimenti di tutela ai sensi del D.lgs. 42/04” (a firma del Soprintendente).
Alla luce di quanto sopra, da ignorante, considerando che si sono espressi favorevolmente 2 Soprintendenti e 3 diversi Dirigenti di Settore della Regione Puglia (tralasciamo i 2 tecnici del Comune di Oria) ho l’impressione che sia evidente l’insussistenza di alcun profilo di illegittimità degli atti autorizzativi conseguiti.
Quanto alla “mitica” recinzione che non rispetterebbe le altezze, vorrei far presente che l’impianto è costituito da una recinzione preesistente e regolarmente autorizzata tramite Autorizzazione Comunale n° 16 del 28/02/1991 e per la quale è stata presentata D.I.A. per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria con apertura di passo carrabile in data 10/03/2011 con istanza prot. n° 5057.
Quanto alle recinzioni di cui all’Autorizzazione Unica, trattasi di quelle interne che non solo sono alte 150 cm ma sono anche sollevate da terra 40 cm per consentire il passaggio della fauna (in questo caso volpi di cui il territorio è ricco, non solo in campagna ma anche in città, solo che quelle in città sono meno furbe).
Sarebbe assurdo se la recinzione di via Madonna della Scala fosse, come qualcuno “intelligentemente” chiede, alta 150 cm e 40 cm da terra perché vi sarebbe il rischio che qualche bambino scambiasse il parco fotovoltaico per un parco giochi e si potrebbe mettere a giocare al piccolo elettricista con i cavi su cui passa un po’ di corrente elettrica che soddisfa giusto mezza Oria. Faccia Lei!
Quanto alle siepi perimetrali, consiglio una visita oculistica in quanto le siepi, autoctone, ci sono e le piante furono poste a dimora nell’agosto del 2011, all’epoca erano alte circa 30 cm, oggi circa 120 e sono posizionate a distanza di 40 cm l’una dall’altra.
In merito all’impianto di 20 Kw sul tetto del Comune di Oria (che genera per il Comune non 8.000 ma 15 mila euro all’anno per 20 anni per un totale di 300 mila euro, se tenuto in efficienza) è il frutto di un accordo di programma, cosa molto frequente nei Comuni più evoluti; quanto all’area da asservire all’impianto inviterei a documentarsi in quanto, all’epoca dei fatti, non era dovuta per le Autorizzazioni Uniche ma solo per gli impianti in DIA (fino ad 1 Mw) ai sensi della LR 31 del 2008 (quindi la richiesta di asservimento è stata un abuso che per quieto vivere è stata accettata evitando ricorsi al TAR).
Sempre in merito alla chiesa ed alla sua tutela vorrei far presente che la mitica fascia di rispetto è una discarica a cielo aperto di ogni genere di materiale. Poche sono le voci che si sono levate in tal senso, una sola denuncia che ha portato ad una multa di un cittadino Oritano per abbandono di rifiuti e guarda caso quella denuncia è mia e quel blogger lo sa bene.
Quanto ad un verbale di un Consiglio Comunale del 2010 che circola in rete, vorrei far presente che in quel Consiglio Comunale su 17 Consiglieri 16 si espressero favorevolmente alla costruzione dell’impianto e solo uno si astenne.
Per finire, l’impianto fotovoltaico dà un notevole contributo alle casse comunali con circa 95 mila euro all’anno di IMU (o come la si voglia chiamare). In totale, tra tetto del comune ed IMU sono 110 mila euro annui, circa 10 mila euro all’anno per ogni ettaro occupato dall’impianto (magari ogni ettaro di questo territorio generasse tanti introiti per il Comune di Oria), in 20 anni sono circa 2 milioni e 300 mila euro per le casse comunali. Ma qualcuno dice che trattasi di “pisciata in testa”.
Cordiali saluti,
Angelo Lippolis
PS: parlo sempre come persona informata dei fatti. Mi risulta che se la cosa dovesse continuare, gli aventi titolo esperiranno ogni azione legale finalizzata al risarcimento del danno causato per ogni affermazione che non dovesse risultare vera e questo sia sotto l’aspetto penale che civile. E di dichiarazioni non vere ce ne sono già abbastanza.