Si riceve e pubblica dal capogruppo di Progetto per l’Italia nel Consiglio comunale di Francavilla, Euprepio Curto, in risposta al sindaco Maurizio Bruno (ci scusiamo pubblicamente con il diretto interessato, che ringraziamo per il contatto, per il ritardo nella pubblicazione, dovuto purtroppo all’aver ricevuto la mail nella casella “Spam”. Siccome l’argomento è tutt’altro che superato, rimediamo alla mancata pubblicazione dei giorni scorsi con quella ordierna):
Non so dire se l’intervento da crocerossina (rossa, ovviamente) del Sindaco Bruno a sostegno dell’architetto Lopalco sia dipeso da una sua autonoma volontà, oppure sia stato fermamente invocato dall’assessore all’urbanistica. Un fatto però è certo: con la sua sgradevole nota il sindaco ha confermato tutte le preoccupazioni e i timori che da qualche settimana stanno emergendo in larghe fasce della società civile francavillese sul futuro della città e circa le sue ipotesi di rilancio e sviluppo.
Eppure la mia nota di qualche giorno fa poneva precise questioni di metodo e di merito. Riguardo alle prime, avevo fatto presente che non potevano essere bypassati, mediante passaggi meramente formali, sia la Commissione consiliare competente che lo stesso Consiglio comunale. Né poteva essere bypassata la città, a nulla valendo la consultazione di un 2010 che chiaramente oggi appare politicamente collocato in un’altra era geologica. A tanto avevo poi aggiunto specifici rilievi riguardo la fretta eccessiva (e, a questo punto, sospetta) nel voler licenziare un provvedimento di così grande rilevanza; e la questione, pur essa non secondaria, dell’inemendabilità. Riguardo alle questioni di merito, invece, avevo evidenziato come fossero stati già compiuti almeno due gravi errori di fondo, le cui conseguenze non sarebbero ricadute su Lopalco o su Bruno, ma sull’intera città.
Il primo consisteva nel non aver tenuto conto dell’esistente, precondizione assolutamente necessaria per poter trasferire nel concreto le idee, più o meno valide, sulle quali poggia il Pug del centrosinistra. Il secondo, nell’aver descritto l’edilizia locale come un mostro da combattere. A me parevano questioni sulle quali si sarebbe potuto effettivamente innalzare il livello del confronto politico. Invece, la risposta del Sindaco è stata palesemente di scarso conio, infarcita di slogan, senza un minimo approfondimento tecnico, e, fatto ancor più grave, portatrice di un assunto: “Il tempo degli speculatori è finito!”, così maliziosamente generico da poter essere interpretato come riferito anche, o forse soprattutto, a questa opposizione.
Perciò, con tutto il garbo di cui sono capace, suggerisco formalmente al sindaco di chiarire dove siano e chi siano gli speculatori a cui intendeva riferirsi.
Lo dica subito, perché ne va dei rapporti con questa opposizione, che ha già detto di voler essere molto corretta con lui, la sua giunta e la sua maggioranza, ma che non consentirà a questa sinistra, che molto spesso nelle battaglie politiche ha usato strumenti impropri, di perseverare in questo atteggiamento ora che guida Palazzo Imperiali.
Il sindaco pensi a governare le grandi questioni senza il paraocchi della ideologia, così come sta avvenendo in riferimento alla edificabilità in zona agricola dove, nonostante i ripetuti e concordanti orientamenti della giurisprudenza civile e amministrativa, e probabilmente dietro l’input politico dell’assessorato competente, l’ufficio tecnico comunale continua ancora a condizionare al possesso dei requisiti soggettivi il rilascio dei permessi di costruire.
E proprio a tal proposito, dico subito che se Bruno riterrà di fare proprio l’assunto secondo cui tutti (o quasi tutti) coloro che hanno costruito in zona agricola sono dei furfanti, dei disonesti e degli imbroglioni, ebbene lo scontro sarà durissimo in quanto l’opinione mia e della parte politica che rappresento è che nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di cittadini che hanno esercitato una loro legittima facoltà, rispetto ad un altrettanto legittimo titolo di proprietà, nel solco non solo delle norme vigenti, ma anche della storia, della tradizione e della cultura del nostro territorio.
Bruno, quindi, governi da sindaco, e non da comunista degli anni 2000. Anche se, a mio avviso, proprio comunista Bruno non lo è. Che io sappia in Consiglio comunale ve n’è solo uno che può effettivamente dichiararsi tale: Emanuele Modugno. A Bruno, semmai, calzerebbe meglio l’appellativo di demo-comunista… Molti probabilmente non capirebbero perché, ma lui sicuramente sì…
Euprepio Curto
Consigliere comunale Progetto per l’Italia