E se pagare il parcheggio al santuario di San Cosimo alla Macchia, a Oria, non fosse un dovere, ma soltanto la possibilità – come tale, facoltativa – di donare qualche spicciolo alla Chiesa? Al di là di cartelli, tariffe e solerti posteggiatori in pettorina sgargiante, pare proprio che in capo agli automobilisti in visita al celebre luogo di culto non possa – a differenza di quanto avviene – essere posto alcun obbligo di corrispettivo per la sosta, oggi fissato a 1,50 euro per l’intera giornata. Così, almeno, secondo il comandante della polizia municipale, Emilio Dell’Aquila, che nei giorni scorsi ha invitato a più riprese gestori e automobilisti a rispettivamente a non chiedere e a non pagare alcun ticket.
Quelle ampie aree adibite a posti auto, infatti, non potrebbero neppure essere considerate tali, poiché per esse non sarebbe mai stato rilasciato il richiesto certificato di agibilità, comprensivo dell’attestazione antincendio. Di più: trattandosi di stalli custoditi, grazie alla presenza di addetti incaricati dalla Diocesi, dovrebbero essere coperti da assicurazione – come prevede la normativa – di modo che, in caso di furto, incendio e atto vandalico ai danni del veicolo, il proprietario potesse essere effettivamente risarcito.
Lo spunto per un approfondimento della questione è partito dalla segnalazione di un lettore che, lo scorso primo maggio, si trovava a San Cosimo dove, fino al 4 di quel mese, c’è stata anche la fiera. Questo il tenore della sua chiamata: «I parcheggiatori stanno obbligando a pagare il ticket non solo per il parcheggio grande antistante il santuario, ma anche per quelli laterali che, se non ricordo male, dovrebbero essere liberi: a uno di loro ho detto che li avrei denunciati e allora mi ha lasciato passare e parcheggiare gratuitamente».
Gli spiazzi che circondano la chiesa dei Santi Medici furono realizzati in occasione del Giubileo del 2000, quando una pioggia di miliardi (c’era ancora la lira) ricoprì le location-simbolo del turismo religioso. Tra esse, per l’appunto, anche San Cosimo, una delle più importanti mete di pellegrinaggio dell’Italia meridionale, che sorge in agro di Oria, ma dove s’incontrano diverse strade provinciali. La proprietà e la competenza territoriale, insomma, si divide tra Diocesi, Comune e Provincia. Dall’accordo di questi tre enti avrebbe dovuto essere perfezionato il progetto di ammodernamento delle aree destinate ad accogliere i fedeli. Un progetto seguito direttamente dalla Diocesi – allora vescovo era Marcello Semeraro, oggi consigliere di Papa Francesco – ma mai davvero completato: tanto per portare degli esempi, la pista ciclabile e pedonale sarebbe dovuta arrivare fino al centro abitato di Oria, così come l’illuminazione pubblica, che invece si ferma al parcheggio centrale di fronte al santuario. Tra i mancati adempimenti, anche la sottoscrizione delle convenzioni istituzionali per la messa a norma e la gestione dei posteggi.
Convenzioni che, pur schematizzate, sono rimaste nel corso degli anni lettere morte: soltanto sotto il vescovo Michele Castoro, predecessore dell’attuale Vincenzo Pisanello, la questione era stata rispolverata, ma è poi caduta nuovamente nel dimenticatoio. Anche perché per la Chiesa non cambierebbe granché in meglio: già oggi gestisce di fatto il business dei ticket per la sosta che, specie nei giorni festivi, vale diverse migliaia di euro.
La stima è approssimativa – anche perché i posti auto non sono delineati con precisione – ma a occhio e croce i piazzali sembrano poter ospitare circa 2mila veicoli a 1,50 euro l’uno. Se così fosse, ipotizzando il tutto esaurito, nei borselli dei parcheggiatori finirebbero come minimo 3mila euro per giornata. Ciò, senza contare un fisiologico ricambio: difficilmente, infatti, tutti i conducenti restano per l’intera giornata a San Cosimo e a quelli che escono, ne subentrano altri, sempre a 1,50 euro.
Soldi freschi e puliti che vanno a rimpinguare le casse della coop che gestisce il servizio e quelle della Diocesi, ma sotto forma di offerte: in teoria, a un automobilista particolarmente informato, pignolo o soltanto poco devoto, infatti, non potrebbe essere comminata alcuna multa, almeno non ai sensi del Codice della strada. Al massimo, questi rischierebbe un biasimo, un pio rimprovero o, se particolarmente maleducato, una severa scomunica. Ma la sanzione proprio no.