Calunnie sull’Ilva: assolto sindacalista di Francavilla

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Damiano Tursi
Damiano Tursi

Non ci fu alcuna calunnia. Damiano Tursi, il sindacalista Cobas di Francavilla Fontana che nel 2010 denunciò alla magistratura gravi irregolarità nello stabilimento Ilva di Genova in materia di sicurezza dei lavoratori, è stato assolto “perché il fatto non sussiste”. La decisione del tribunale di Brindisi è giunta a poco più di un anno e mezzo dal rinvio a giudizio. Tursi, difeso dall’avvocato Pasquale Fistetti, ha dimostrato in giudizio la buona fede del suo operato, ribadendo di aver agito nell’esclusivo interesse dei lavoratori. Secondo il giudice Lavinia Gala infatti, non v’è traccia nell’azione di Tursi della volontà di calunniare l’azienda. Il reato in parola infatti consiste nel denunciare qualcuno pur sapendolo totalmente innocente, e Tursi non riteneva affatto che l’Ilva fosse estranea alle falle nella sicurezza che aveva evidenziato nel suo esposto, corredato per altro da un corposo fascicolo fotografico.

image021“Giunti nel cantiere di Genova – scrisse Damiano Tursi nella denuncia del 2010 – i lavoratori constatarono l’assenza di misure di sicurezza durante le lavorazioni. In particolare, il 2 agosto un lavoratore in trasferta mi informava che nel cantiere in questione non vigeva alcune misura di sicurezza sul lavoro, per cui mi chiedeva di far intervenire il Dipartimento di prevenzione della Asl 3 genovese. Agli operai della Scaroni non erano state impartite istruzioni sulla valutazione dei rischi prima di ogni lavorazione, né risultava eletto il rappresentante per la sicurezza. Tutti i lavoratori comandati in trasferta dal cantiere di Taranto erano fatti soggiornare in un centro religioso. Gli stessi lamentavano la presenza di un solo bagno per 10 persone, con mortificanti problemi igienici. Inoltre sostenevano che non era loro concesso di fare rientro presso le rispettive famiglie ogni 15 giorni, e che era sistematicamente praticato un sistema di ricatto occupazionale soprattutto nei confronti dei lavoratori immigrati”.

image033Tursi denunciò inoltre: “Mancanza di cartello adiacente all’ingresso del cantiere; scavi senza recinzioni, nonostante avessero una profondità di 2 metri; assenza di protezione su tutta l’area di pertinenza del cantiere; prolunghe di cavi di corrente di 220 volt riversi per terra, nonostante fossero deteriorati; assenza di dispositivi di protezione individuale e di idonea cassetta di pronto soccorso; assenza di estintore portabile persino nel container, all’interno del quale vi era il serbatoio del gasolio chiuso; nessuno dei lavoratori inviati in trasferta dalla Scardoni Srl è stato sottoposto a visita medica né a vigilanza sorveglianza sanitaria; mancanza totale di servizi igienico-sanitari”.

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