Quella di oggi potrebbe essere per Antonio Andrisano, consigliere anziano nonostante non sia affatto avanti con l’età, l’ultima esperienza da primus inter pares, assiso cioè sullo scranno più alto, prestigioso e ambito – probabilmente non solo perché ben remunerato – dell’aula consiliare di Francavilla Fontana.
Un po’ dispiaciuto lo è di dover scendere da lassù, Andrisano, i cui voti sommati a quelli della lista di appartenza gli hanno consentito di presiedere per primo l’assemblea, a tutto scapito di colleghi davvero più anziani e navigati o anche individualmente più suffragati – come Uccio Curto e Luigi Galiano – ma non se ne cura più di tanto e si dice pronto a calarsi nel ruolo di serio e convinto oppositore dell’amministrazione guidata da Maurizio Bruno.
Un ruolo nuovo per lui, che proprio grazie alle preferenze personali, nel 2009, alla prima candidatura, si è trovato catapultato direttamente nella giunta della Corte da assessore alle Attività produttive e al Contenzioso prima, ai Lavori pubblici poi.
Oggi stesso potrebbe trovarsi a dover dunque cedere quel primato che, dopo il ballottaggio, aveva festeggiato di fronte a una torta con su scritto “numero uno” imsieme con alcuni amici e sostenitori di sempre. Su tutti, neanche a dirlo, il sindaco dei sindaci francavillesi – quattro volte al timone di palazzo Imperiali – Vincenzo della Corte, che peraltro, in veste di avvocato, Andrisano assiste nel processo per la presunta truffa, in concorso col fratello Luciano, ai danni del Servizio sanitario nazionale. Quello che, insomma, nella primavera 2013 ha condotto a dimettersi l’allora primo cittadino e, un attimo prima, anche se per motivi differenti, lo stesso Andrisano.
Consigliere anziano Andrisano, cosa si prova a occupare il seggio più alto e prestigioso dell’aula consiliare?
Per me è stato un onore ricoprire questo ruolo super partes e di garanzia per il corretto funzionamento delle assise e spero di averlo interpretato al meglio: è molto diverso rispetto a quello da me ricoperto in precedenza di assessore e quindi di guida politico-amministrativa. Si tratta di una carica di grande responsabilità e fortemente istituzionale, ragione per la quale finora non ho assunto, nonostante il mio orientamento opposto a quello dell’attuale maggioranza, posizioni di opposizione. Cosa, questa, che farò non appena il Consiglio eleggerà il suo presidente effettivo.
Le dispiace dover scendere da quello scranno? Si parla di Maria Passaro, in quota Sel, come prima dei “papabili” per la presidenza? Che ne pensa?
Sarò sincero: sì, mi dispiace non dover più presiedere i lavori dell’aula, ma ritengo sia giusto che la nuova maggioranza esprima propri uomini o donne sia per la carica di presidente che per quella si suo vice. Ritengo che la dottoressa Passaro abbia le carte in regola per svolgere al meglio questo compito: nei suoi confronti non può che esserci, ora, un’apertura di credito, ma poi è chiaro che l’attendo e l’attendiamo alla prova dei fatti. D’altra parte, ritengo che nell’attuale maggioranza ci siano anche altre figure potenzialmente in grado di assurgere a un ruolo di garanzia: gli avvocati Marcello Cafueri e Fabio Zecchino del Pd ed Emanuele Modugno di Rifondazione. Nella minoranza, invece, vedrei bene gli avvocati Domenico Attanasi e Luigi Galiano e, mi sia consentito, anche il sottoscritto.
Quali le differenza tra questo Consiglio e il precedente?
Quello di prima poteva contare su gente, tanto da una parte quanto dall’altra, che per 20 anni ha scritto la storia politica di questa città e che per questo merita rispetto. Questo è un Consiglio comunale molto rinnovato a seguito di elezioni che hanno riscritto la geografia politica francavillese. Ora però bisognerà dimostrare sul campo di meritare questa investitura popolare anche perché la giovane età non basta.
Cosa pensa della figura di Antonio Sgura, ex candidato sindaco del centrodestra, quale capogruppo in Consiglio comunale?
Non credo, per quanto mi è dato di sapere, che nel partito sia stata affrontata la questione, non so chi l’abbia deciso, ma in proposito preferisco astenermi dall’esprimere un giudizio personale.
Come giudica la “batosta” elettorale del centrodestra?
Si è trattato di una sconfitta severa e occorre fare tutti una seria autocritica rispetto a come sono andate le cose: sicuramente è mancato quel trascinatore e quel fuoriclasse che è Vincenzo della Corte, ma dinanzi a un risultato così mortificante per il popolo di centrodestra francavillese, qualcuno avrebbe dovuto ricordare che in Italia esiste anche l’istituto, spesso trascurato o ignorato, delle dimissioni.
Qual è attualmente il suo ruolo nel partito cui, fino a prova contraria appartiene, cioè Forza Italia?
Dopo questa breve, ma piacevole esperienza come presidente del Consiglio, mi dedicherò insieme con gli altri alla riorganizzazione del partito affiché esso sappia meglio rispondere alle esigenze e alle richieste dei tempi e dei cittadini francavillesi. Ci attende un compito arduo, ma sono convinto che, con l’impegno di ciascuno di noi, potrà aprirsi una nuova fase per tornare a essere forza di governo.
E i suoi recenti dissidi con il commissario cittadino di Forza Italia, Rocco Caforio?
Rocco è un amico e un bravo ragazzo, per me non è successo nulla. Probabilmente, nei miei confronti non ha impiegato quel garbo istituzionale e quella imparzialità che si addirebbero a un responsabile di partito o, meglio, del maggiore partito di Francavilla. Siccome lo reputo una persona intelligente, a un certo punto si è reso conto di questo ed è tornato a parlare di unità e comunione d’intenti. Il progetto di rinnovamento e riorganizzazione non potrà prescindere dal rispetto di modi, regole, persone e numeri perché in politica anche i numeri sono importanti e io rivendico, essendo l’unico a poterlo fare, la mia posizione di più suffragato del mio partito. Mi sono però sempre ispirato a una regola semplice nella vita: rispetto per tutti, fiducia per molti, piedi in testa da nessuno.
Quali sono i principali pregi e quali i principali difetti di Andrisano?
Pregi credo la trasparenza e la lealtà, difetti penso sempre la trasparenza e la lealtà perché spesso non rappresentano qualità apprezzate e gradite in politica.