L’imprenditore brindisino che denunciò la Scu: «Rinuncio alla scorta. Meglio accordarsi con i malavitosi»

di EMILIO MOLA

“Rinuncio alla scorta, sarebbe stato meglio accordarsi con i malavitosi che con lo Stato”. Sono le parole, grondanti amarezza e sfiducia nelle Istituzioni, contenute nella lettera consegnata ieri alla prefettura di Brindisi da Cosimo Maggiore, l’imprenditore di San Pancrazio Salentino che denunciò il racket delle estorsioni a marchio Scu, e per questo finito nel 2007 sotto protezione. Oggi, a distanza di 7 anni dal giorno in cui i carabinieri si presentarono a casa sua nei panni di angeli custodi, Maggiore ha deciso di rinunciare alla sua scorta. Si sente abbandonato, dimenticato, messo in un angolo. A lui, belle parole a parte, non è mai giunto un aiuto concreto. Ha perso la libertà, la sua azienda, il lavoro. “Se avessi pagato il pizzo – ha lamentato in passato – oggi avrei ancora tutto. Sarebbe bastato far finta di avere un operaio in più e adesso non sarei in queste condizioni”.

Lo Strillone News pubblica di seguito in esclusiva il testo della sua richiesta di rinuncia alla scorta:

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“In data 20 settembre 2007 mi è stata affidata la scorta per la tutela della mia persona. Ciò avvenne a seguito di 23 denunce contro la malavita locale che mi aveva sottoposto a tangenti, vessazioni, minacce e aggressioni. Fui “imprenditore coraggio”, mi è stato dato il premio 112 per la legalità, ma il mio merito è rimasto tutto confinato a questo riconoscimento senza alcun corrispettivo concreto che mi risollevasse dalla situazione in cui ero venuto a trovarmi, certamente non per colpe personali.

Ho infatti denunciato il racket, la Scu, nella persona di uno dei suoi massimi rappresentanti, il boss Andrea Bruno, che attraverso le sue carezze voleva farmi ritirare le denunce a carico dei suoi soldati. Sono stato in grado di affrontare di persona e di conferire con lui senza alcun timore. Ho affrontato processi a carico di vari esponenti malavitosi a lui associati o da lui dipendenti, che alla fine hanno ricevuto anni di reclusione, ma ancora a piede libero.

Ora però ho totale sfiducia nello Stato, nelle istituzioni sia locali che nazionali, nella Giustizia e nella politica, anche a livello locale. Per questo chiedo che mi sia revocata la scorta, sarebbe stato meglio accordarsi con loro che con lo Stato. Ho capito che è meglio essere abbandonati al proprio destino e maledico il giorno che denunciai. Lo Stato è assente a 360 gradi. Come posso sperare nella sua giustizia?”

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