La prova del “nove” a Maurizio Bruno capita tra capo e collo nello stesso giorno in cui, orgoglioso, ha accolto 42 migranti siriani nella sua città. La gente in difficoltà dev’essere aiutata, da qualunque parte del mondo provenga. Una moglie rimasta vedova del marito – deceduto a causa di un male incurabile ad appena 40 anni – e tre figli minorenni a carico, tutti francavillesi, che ora rischiano di essere sottratti dai Servizi sociali alla madre e al loro “habitat” naturale, non sono da meno rispetto ai profughi. Il nuovo sindaco di Francavilla Fontana lo sa e promette: «Da parte nostra sarà profuso ogni sforzo possibile per dare una mano anche in questo caso». Un mazzo di fiori, come gesto di vicinanza e simbolo stesso di un impegno tangibile, tanto per cominciare.
Giorno di speranza finalmente, dopo tanti patemi sopportati e subiti nel fuggire dal “peggio” delle persecuzioni e dell’iniquità, per alcuni; giorno funesto, di quelli che segnano per sempre e che per sempre possono rivoluzionarti in peggio l’esistenza, per altri. L’accoglienza da un lato, il pericolo dell’abbandono, dall’altro.
La storia: un padre di soli 40 anni muore, stroncato da un male che alla fine l’ha avuta vinta lui, lasciando alle spalle della sua breve esistenza terrena un’amata compagna e, soprattutto, tre figlioletti.
I funerali si sono tenuti oggi e, tra gli attestati di solidarietà e affetto, c’era anche quello del primo cittadino: una corona floreale per dire che no, questa città i suoi figli non li lascia soli.
Di fronte ai tanti commenti critici rispetto all’accoglienza a braccia aperte dei migranti – ora sì, in salvo dagli orrori della Siria – quando invece per gli italiani non si farebbe mai abbastanza, il neo-sindaco della Città degli Imperiali, dopo aver tacciato d’ignoranza e insensibilità scettici e polemici, ha avuto subito l’occasione per dimostrare che non c’è differenza tra stranieri e autoctoni: intanto, ecco il pensiero floreale; da domani, invece, la solidarietà, nei limiti del possibile.
Come Costituzione, all’articolo 3, comanda: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
Che colpa ne hanno tre minori se, appena 40enne, il loro padre muore divorato da un cancro? Nessuna. Per quale motivo dovrebbero rischiare di essere strappati alla madre? Per nessuno.
E, allora, prende forma la prova del “nove”: aiutarli. Un impegno, un invito e una sfida: sono francavillesi, noi li aiuteremo nei limiti del possibile, ma ora scatti la gara della solidarietà; come per i siriani, anche per gli italiani. Com’è giusto che sia, in un Paese civile. Com’è giusto che sia, in genere.
«Quand’ho saputo di questa storia, non ho potuto che esprimere solidarietà e vicinanza – dice Bruno – anche perché sottrarre all’affetto materno questi tre ragazzi sarebbe un’ingiustizia: separarli l’uno dagli altri sarebbe renderli a propria volta profughi e creare, in tempo di pace, situazioni di emergenza da conflitto di guerra».
«Credo di poter parlare a nome di tutti – continua il sindaco – se dico che la città sarà loro vicina per preservare l’integrità familiare e, nei limiti del possibile, dovendo purtroppo noi fare i conti con normative e disponibilità finanziarie e di bilancio, anche ricorrendo all’Ambito sociale, che l’amministrazione farà di tutto per garantire loro condizioni di vita quantomeno dignitose: non sarebbe giusto che il male del secolo e la povertà sciogliessero un’intera famiglia nell’indifferenza generale».
Le istituzioni faranno il possibile, che potrebbe non bastare, dopodiché occorre anche l’aiuto dei cittadini: «Com’è partita, encomiabile, la gara di solidarietà per i profughi siriani – conclude Bruno – ci auguriamo che, soprattutto da parte di chi sostiene non ci sia la stessa attenzione nei confronti dei connazionali e dei concittadini, arrivino gli aiuti anche nei confronti di questa famiglia falcidiata da un lutto che rischia di distruggerne le stesse fondamenta: aiutiamo pure loro, nei limiti del possibile, ma facciamolo. Francavilla dev’essere finalmente una città che soccorre, nella massima trasparenza e rendendo conto di ogni euro speso, si tratti di profughi o d’italiani, le persone che ne hanno bisogno».