di EMILIO MOLA
Fioccano e si sprecano in queste ore gli strali scoccati dalle opposizioni contro il sindaco Mimmo Consales e la sua giunta, al centro delle polemiche per aver detto “no” alla costituzione di parte civile del Comune di Brindisi nel processo penale a carico dello stesso Mimmo Consales. Il primo cittadino, va ricordato, sarà processato per truffa ai danni del Comune. Ma la giunta, che è stata nominata dal l’imputato-sindaco, ha deciso che il Comune non dovrà costituirsi parte civile. Perché? Perché – hanno seriamente motivato così – gli altri poi strumentalizzano politicamente la cosa.
Il commento a cotanto senno di Mauro D’Attis, capogruppo di Forza Italia, non fa una piega: “La costituzione di parte civile – ricorda – non è un atto di accusa, ma un atto di tutela degli interessi del Comune e quindi dei cittadini”. E cita, così come fa Generazione identitaria, il caso “Venezia”, Comune che proprio in queste ore ha annunciato la costituzione di parte civile nell’eventuale processo sulle tangenti tra gli ingranaggi del Mose. Tutto puntuale, ma anche abbastanza fumoso. Se davvero le opposizioni ritengono che il Comune debba costituirsi parte civile nel processo a carico di Consales, potrebbero senza troppo sforzo aggirare l’ostacolo e lo scandalo, facendo quello che la giunta dell’imputato non ha fatto: costituirsi parte civile per conto del Comune. A consentirlo è il testo unico degli enti locali, ben noto a qualunque amministratore, che all’articolo 9 recita: “Ciascun elettore può far valere in giudizio le azioni e i ricorsi che spettano al Comune e alla Provincia”. I consiglieri di minoranza che oggi si stracciano le vesti rientrano nella categoria “ciascun elettore” e la costituzione di parte civile rientra fra le “azioni” citate dalla norma. Lo strumento per passare dalle facili proteste ai fatti insomma c’è, e si chiama “azione popolare”: basta volerlo utilizzare.