di ELISEO ZANZARELLI
Tre mesi di sospensione dal servizio e quindi anche tre mesi senza retribuzione per il dipendente comunale Leonzio Patisso: questo l’esito del procedimento disciplinare aperto nei mesi scorsi nei suoi confronti per aver tenuto – questa la tesi dell’accusa – una condotta contraria agli interessi dell’ente. Ma nel giro di 24 ore è cambiato tutto: il segretario generale ha dichiarato nullo il provvedimento. La vicenda potrebbe però non essere finita qui: si prevedono contromosse e perfino l’interessamento Procura.
In particolare, Patisso, dirigente sindacale e vicepresidente dell’associazione per i diritti dei consumatori, aveva fatto firmare a un cittadino, multato dalla polizia municipale per abbandono dei rifiuti in campagna, tre fogli su carta intestata dell’avvocato Pasquale Fistetti, del quale Patisso è consulente, al fine di contestare la sanzione.
Il firmatario, un 79enne di Oria, ha poi preferito rinunciare a quegli scritti difensivi e pagare un’oblazione. Da qui è partito il procedimento, dopo che il comandante dei vigili urbani, Emilio Dell’Aquila, ha segnalato l’accaduto alla responsabile comunale, la vicesegretaria generale Loredana D’Elia, che ieri ha per l’appunto deciso per la sospensione di Patisso.
Quest’ultimo, però, ha poi presentato una lunga e dettagliata memoria difensiva presso l’Ufficio unico procedimenti disciplinari, lamentando come il segretario generale del Comune, Antonio Missere, non fosse stato minimamente investito della questione: il massimo dirigente – sostiene la difesa – deve essere interpellato e si può procedere d’ufficio solo in caso di sua inerzia. La palla è passata quindi proprio a Missere, che ha dichiarato il provvedimento di sospensione nullo e inapplicabile perché viola l’articolo 1 comma 51 della legge 6 novembre 2012 numero 190, che dispone: «Il pubblico dipendente che denuncia all’autorità giudiziaria o alla Corte dei conti, ovvero riferisce al proprio superiore gerarchico, condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro, non può essere sanzionato, licenziato o sottoposto ad una misura discriminatoria, diretta o indiretta, avente effetti sulle condizioni di lavoro per motivi collegati direttamente o indirettamente alla denuncia». Il segretario, accogliendo la difesa di Patisso, scrive inoltre di una «evidente ed abnorme sanzione discriminatoria relativa ad una espressa e dichiarata attività sindacale e di tutela dei consumatori».
La storia è abbastanza ingarbugliata e, per sintetizzarla e renderla comprensibile, è opportuno mettere ordine nella consecutio dei fatti.
Il 15 novembre 2013, un anziano viene immortalato in alcune foto – scattate da alcuni cittadini – mentre getta sacchi di spazzatura fuori dal centro abitato, in una traversa della provinciale per Manduria. Quelle foto giungono al comando di polizia municipale e l’anziano viene dunque multato per abbandono dei rifiuti.
A questo punto entra in gioco Patisso che, dopo aver incontrato l’anziano – suo vecchio conoscente – ne prende a cuore la questione e decide di dargli una mano: va a trovarlo a casa e gli fa firmare i fogli sui quali Patisso e l’avvocato Fistetti avrebbero redatto gli scritti difensivi finalizzati alla riduzione o all’annullamento della multa (si sarebbe trattato di getto e non di abbandono dei rifiuti, competenza della Provincia, e la multa non sarebbe stata valida se presupposto ne era una segnalazione anonima).
Dopo qualche mese, l’anziano si presenta spontaneamente – così si legge nella segnalazione che ha dato avvio al procedimento disciplinare – prima presso la stazione dei carabinieri, poi presso il comando dei vigili urbani e ritratta, rinunciando a contestare la sanzione e raccontando come Patisso fosse andato a trovarlo a casa sua e gli avesse fatto firmare tre fogli in bianco.
Il 6 marzo 2014, il comandante Dell’Aquila segnala l’accaduto all’Ufficio disciplinare – oltre che alla Procura della Repubblica, per quanto eventualmente di competenza – e l’Ufficio disciplinare in due mesi conclude che Patisso avrebbe violato:
– L’obbligo di fedeltà di cui all’articolo 2105 del Codice civile, per il quale il lavoratore non deve trattare affari per conto proprio o di terzi contro la pubblica amministrazione presso cui svolge servizio adempiendo ai doveri dell’ufficio nell’interesse dell’amministrazione per il pubblico bene;
– L’obbligo di comportarsi in modo tale da favorire l’instaurazione di rapporti di fiducia e collaborazione tra l’amministrazione e i cittadini;
– Il dovere di comportarsi in modo corretto, evitando conflitti d’interessi e situazioni che possano nuocere agli interessi o all’immagine dell’amministrazione e di non sfruttare la posizione che ricopre nell’amministrazione per ottenere utilità che non gli spettino (Codice di comportamento dei pubblici dipendenti);
Una serie di accuse che Patisso respinge al mittente, contestando come al momento dei fatti non agisse in qualità di pubblico dipendente e come in definitiva gli scritti difensivi sottoposti al cittadino non fossero indirizzati al Comune di Oria, ma alla Provincia di Brindisi, settore Ecologia e Ambiente, competente – a dire di Patisso e Fistetti – per l’abbandono dei rifiuti (il getto, invece, è previsto in un’ordinanza comunale). Nella difesa, inoltre, Patisso ipotizza un falso da parte del comandante e si riserva di denunciarlo alla Procura, in quanto al momento del verbale le foto erano state indicate quali anonime – quindi la sanzione sarebbe stata nulla – mentre in fase di procedimento come consegnate ai vigili da due cittadini con tanto di nomi e cognomi.
Per quanto concerne gli scritti difensivi fatti firmare all’anziano, Fistetti sostiene che nessun conflitto d’interessi o incompatibilità avrebbe potuto essere contestata a Patisso, neppure se essi fossero stati indirizzati al Comune di Oria e non alla Provincia di Brindisi, in quanto egli ha agito in qualità di dirigente sindacale e vicepresidente dell’associazione di tutela dei consumatori: «La semplice presentazione di scritti difensivi – si legge – presuppone proprio l’invocazione del controllo di legalità di una pubblica amministrazione che proprio per questo non può integrare alcun conflitto di interessi in nessun caso visto che gli scritti difensivi sono uno strumento versatile e praticamente gratuito che consentono al cittadino di sottoporre il proprio caso all’autorità competente – nel nostro caso la Provincia di Brindisi – per ottenere un attento esame della vicenda e una decisione sulle proprie richieste improntata ai principi di legalità e imparzialità della P.A. (…)». In sostanza, mediante gli scritti difensivi, il cittadino si rivolge direttamente all’amministrazione anziché attivare direttamente un processo amministrativo.
Al di là della questione in sé, nella memoria di Patisso non mancano frecciatine all’indirizzo di Dell’Aquila, suo storico, acerrimo nemico: dai soliti oneri di urbanizzazione a una presunta insofferenza verso i controlli interni. Contestazioni mosse al comandante per le quali non è però – lamentano Patisso e il suo legale – mai stato attivato alcun procedimento. Sintomo – sempre a dire di Patisso – di «faziosità e parzialità» nella valutazione delle vicende da parte degli organi preposti.
Dell’Aquila non è affatto d’accordo con l’impostazione data da Fistetti e Patisso e poi sposata dal segretario generale Missere, che dall’oggi al domani con un colpo di spugna ha dichiarato nullo il procedimento, e definisce come «di una gravità inaudita» il comportamento tenuto dal dipendente comunale e il suo costante spalleggiamento da parte del massimo dirigente a palazzo di città.
La storia sembra quindi non finire affatto qui e nei prossimi giorni sono attese le contromosse da parte della giunta, che in passato aveva deciso di affidare i procedimenti disciplinari alla dottoressa D’Elia – subentrata alla dottoressa Francesca Amelia Di Pompo – e dei funzionari interessati, pronti a interessare del caso la magistratura.
Insomma, pare non esserci antidoto ai veleni che storicamente caratterizzano il Comune di Oria.