La processione dei fuori programma, quella dei Misteri a Francavilla, quest’anno. Se ne sono contati almeno tre:
1) La tensione istituzionale tra Chiesa e Comune, con il commissario prefettizio che inizialmente non era stato invitato a reggere – secondo tradizione – uno dei cordoni della statua di Cristo Morto;
2) La pioggia, che fino alla fine ha rischiato di far slittare – come poche altre volte nella storia secolare dei Riti fancavillesi – all’indomani il corteo religioso del Venerdì Santo;
3) La caduta della statua che raffigura Gesù cadente sotto il peso della croce, denominata per l’appunto “La Cascata”.
Casualità, per i profani; segni del destino o del divino per scaramantici e fedeli. Così, all’indomani dei fattacci di cui sopra, si sprecano sarcasmo e riflessioni.
Il sarcasmo e l’ilarità sono presto riassunti: se a quel simulacro in cartapesta era stato assegnato quel nome – “La Cascata” – ci si sarebbe potuto aspettare, in fondo, che prima o poi cascasse.
Le riflessioni dei pensatori scaramantici e fideistici si concentrano, invece, da una parte sul fato, dall’altra sull’allegoria. Il fatto che Chiesa e Stato fossero distanti, il fatto che sia piovuto fino alla fine, il fatto che sia caduta la statua di Cristo sarebbero tutti segnali, meglio segni, indirizzati alla comunità dal trascendente. Quell’opera d’arte, realizzata a metà Ottocento da un maestro cartapestaio del posto, finora non era mai caduta, così come nulla – pare – sia mai accaduto alle altre. E invece ieri, nell’anno del Signore 2014, è accaduto e i piedi nudi dei penitenti scalzi sono stati ancora più a rischio del normale. Qualcuno tra i pappamusci e i crociferi sembra si sia anche ferito con le schegge di vetro rimaste sull’asfalto a seguito della caduta, che ha mandato in frantumi le lampade poste ai lati della statua: una pena per loro anche più severa, quindi, rispetto a quella che, indossando camice, corona di spine – nel caso dei pappamusci anche la pesante croce in spalla e togliendo le scarpe, avevano scelto per sé. Come a dire, sempre per i novelli “presagisti”, che l’umanità merita pene dure ed esemplari per espiare le proprie colpe, in propri peccati. Complottismo spiccio, forse, e chissà che non nasca un gruppo facebook nel quale discuterne, ma di certo c’è che i fuori programma ieri sono stati tali e chiari, che ogni ragionamento – sogghignante o trascendente – non fa una grinza.
Eliseo Zanzarelli