Brindisi, l’era Consales: fra indagati e imputati per armi, mafia, riciclaggio, appalti truccati, truffa, diplomi facili, abusi d’ufficio, ricettazione, concussione, ecc. ecc.

Il sindaco Mimmo Consales
Il sindaco Mimmo Consales

di EMILIO MOLA

Può un’amministrazione comunale avere più inquisiti e imputati che capelli in testa? Certo che può. Basta girarsi dall’altra parte, far finta che sia tutto normale, e andare avanti perché se cade questa Amministrazione allora finisce il mondo. A Brindisi, da un po’, funziona così. Il sindaco Mimmo Consales è alla sua prima richiesta di rinvio a giudizio. Ma di indagini sul suo conto, al momento, la Procura ne ha aperte ben tre. Le accuse vanno dalla ricettazione al riciclaggio, passando per l’abuso d’ufficio, la concussione e la truffa. Tre indagini in meno di due anni. Non male.

Prima del rimpasto, nella sua giunta, sedevano  due assessori anch’essi indagati: quello allo sport, Antonio Giunta (concussione nel caso Brindisi Calcio) e Raffaele Iaia (porto e detenzione illegale di arma da fuoco, esercizio abusivo di investigazioni private, tentata concussione). Quest’ultimo si è dimesso al secondo avviso di garanzia. Antonio Giunta è stato lasciato fuori al momento del cambio della squadra di governo. Indagato è anche l’ex componente dello staff del sindaco Cosimo Saracino. “Ex” perché lui, pochi giorni dopo aver saputo d’essere finito nella stessa inchiesta giudiziaria che ha travolto il primo cittadino, ha preferito mollare. Secondo l’accusa avrebbe consegnato in contanti a impiegati del personale di Equitalia una delle rate che Consales ha versato nei mesi scorsi per estinguere parte del debito di circa 300mila euro derivante dal fallimento della Nuova Idea srl. Lui si è dimesso. Consales no.

Il consiglio comunale di Brindisi
Il consiglio comunale di Brindisi

Il Consiglio comunale non è però da meno. E c’è veramente di tutto. C’è il consigliere assolto in primo grado ma ancora imputato in Appello per concorso esterno in associazione mafiosa (Massimiliano Oggiano); c’è quello imputato per i cosiddetti “diplomi facili” (Carmelo Palazzo); c’era pure Francesco Cannalire. Era finito sotto inchiesta a inizio legislatura con l’accusa di abuso d’ufficio per aver discusso con l’ex sindaco Giovanni Antonino un affare sulla movimentazione del carbone Edipower. Si dimise all’istante, senza scuse e appelli alla presunzione d’innocenza. Alla fine l’inchiesta si è rivelata una bolla di sapone: tutto archiviato. Anche il suo gesto di correttezza istituzionale. Esempio seguito da pochi.

Antonio Ferrari
Antonio Ferrari

La maggior infornata di consiglieri indagati tuttavia l’ha fornita l’inchiesta sugli appalti truccati all’Asl di Brindisi. Uno di loro è Antonio Ferrari (Centro democratico) che per cause di forza maggiore ora non siede più in Consiglio, sostituito da Gianpiero Epifani. La causa di forza maggiore si chiama arresto: prima in carcere, poi ai domiciliari. Nella stessa vicenda risultano sono stati indagati Salvatore Brigante (Pd) e Cosimo Elmo (Pdl): per quest’ultimo c’era stata anche una richiesta d’arresto. Da non dimenticare, ovviamente, il consigliere Gianpietro Pennetta, già rinviato a processo per aver insultato sindaco e vigili urbani intervenuti per placare la sua ira.

A questo punto vale la pena domandarsi se esista o meno un limite a tutto questo; se davvero un Consiglio comunale siffatto possa rappresentare un’intera comunità; e se non sia invece il caso di dare un colpo di spugna e ricominciare daccapo. Esistono altre assemblee in cui si contano numerosi inquisiti e imputati. Ma nella maggior parte dei casi si tratta di inchieste relative ad atti amministrativi, a delibere, votate da tutti o firmate da alcuni – per colpa o per dolo – che come una rete a strascico portano con se un po’ tutti (vedi il caso di Francavilla Fontana, dove per una delibera sono finiti sotto inchiesta ben 15 consiglieri comunali). Nel caso Brindisi invece si parla di ipotesi di reato che spesso nulla hanno a che vede con l’attività amministrativa. E ognuno ha la sua gatta da pelare.

Se la richiesta di rinvio a giudizio riguardante Consales dovesse essere accolta dal gup, Brindisi avrà un sindaco sotto processo. E quel giorno, per i giorni a seguire, per le eventuali udienze a seguire, i giornali e le tv non parleranno d’altro. La vicenda verrà a galla ogni volta, e ogni volta a pagarne le conseguenze sarà in qualche misura tutta la comunità. E questo escludendo la malaugurata ipotesi che anche le altre due inchieste sfocino in altrettanti processi. La piaga, in quel caso, dovrà essere moltiplicata per tre.

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