«Quei soldi sarebbero spettati a me, non a Sempronia». E poi il delirio, in un ufficio del Comune di Francavilla, dove un dipendente e un dirigente sono quasi arrivati a darsele di santa ragione. Cosa che non è successa, ma in compenso sono volate parole grosse, sedie e perfino una scrivania. All’origine dell’alterco, un premio di produttività che – a dire dell’impiegato – avrebbe preso una destinazione diversa rispetto a quella dovuta: in sostanza, il dirigente avrebbe destinato l’incentivo a una collega anziché a lui per motivi che a quest’ultimo non sono proprio andati giù.
I fatti risalgono a venerdì scorso. Il solito tran-tran in municipio, ma la quiete s’interrompe quando l’impiegato Tizio, dopo aver appreso del premio preso da altri, si dirige a passo svelto e imprecando nell’ufficio del dirigente Caio. Qui, con parole che – se sono quelle riferite da alcuni testimoni – non possono essere qui riportate, fa presente a Caio che non ha la sua stima, che non è poi tanto una brava persona e che insomma: «Quel premio spettava a me e non a quella… collega di Sempronia». Dinanzi alla reazione indispettita e stizzita dell’interlocutore, che avrebbe difeso le sue scelte, Tizio si è accalorato ancora di più, perdendo definitivamente l’autocontrollo e accanendosi contro documenti, suppellettili e arredi dell’ufficio comunale: sedie e perfino una scrivania sarebbero state scaraventate per terra.
Una baraonda, insomma, che ha attirato l’attenzione degli altri dipendenti di quell’ufficio, accorsi preoccupati a sedare gli animi. Un’operazione riuscita in extremis, quando sembrava proprio che i due contendenti fossero lì lì per arrivare alle mani. Il contatto fisico, insomma, non c’è stato, ma la violenza verbale, quella sì, e tanta.
Quando Tizio è stato convinto a desistere dai suoi intenti vendicativi, Caio avrebbe scattato alcune foto alla scena della diatriba, così da poterle utilizzare per adottare provvedimenti nei confronti del suo aggressore verbale. L’impiegato, infatti, ora rischia di essere sottoposto a procedimento disciplinare e di essere poi sospeso dal servizio, mentre il dirigente starebbe valutando anche se denunciarlo oppure no.
Questi sono i fatti, almeno stando al racconto di alcuni testimoni. Chi abbia ragione – se Tizio o Caio – sulla questione all’origine del litigio, non è ovviamente dato sapere. Di ricostruire torti e ragioni si occuperà chi di dovere, certo l’altro giorno a palazzo di città non è andato in scena uno spettacolo decoroso.