E’ un precedente destinato a stravolgere tutto: anche l’esito dell’inchiesta penale venuta alla luce solo pochi giorni fa sulle ville realizzate con lottizzazioni abusive nell’agro di Francavilla Fontana. Il 28 ottobre scorso la Corte europea dei diritti dell’uomo, pronunciandosi sulla confisca del villaggio “Garden Village” di Cassano delle Murge (Bari), ritenuto frutto di una lottizzazione abusiva, ha stabilito che gli immobili in questione non possono essere sottratti al loro proprietario poiché il reato contestato è caduto in prescrizione. Lunedì scorso l’impugnazione dell’Avvocatura dello Stato contro quel verdetto è stato rigettato dalla Grande Chambre, rendendo quella decisione ormai definitiva: se scatta la prescrizione, cioé se il reato decade prima che il processo giunga a sentenza definitiva, allora un immobile abusivo non può essere confiscato.
Cosa c’entra tutto ciò con l’Italia e con Francavilla Fontana? C’entra, per due ragioni ben precise. Innanzitutto la Cassazione ha stabilito nel 2011 che le decisioni della Corte dei diritti dell’uomo devono essere recepite dal sistema legislativo italiano. Quindi, la parola della Corte europea è legge.
Secondo motivo: le 90 abitazioni sequestrate a Francavilla Fontana dai vigili urbani sono, secondo la Procura di Brindisi, frutto di una lottizzazione abusiva. Una situazione quindi, per molti aspetti identica a quella del “Garden Village” di Cassano delle Murge. Il punto fondamentale della vicenda è che il reato di lottizzazione abusiva in Italia cade in prescrizione mediamente dopo 4 anni. Cioè: se entro 4 anni dall’ultimazione dei lavori il proprietario dell’immobile non viene condannato in primo grado, secondo grado e in Cassazione, allora il reato decade. E la sua abitazione, seppur abusiva, non può più essere confiscata.
Come ricordato in un precedente articolo le ville francavillesi entrate nel mirino della Procura di Brindisi sono state ultimate alcuni anni fa. Quindi il reato di lottizzazione abusiva potrebbe essere già caduto in prescrizione: o comunque sarà dichiarato prescritto fra qualche mese o pochi anni. Tenendo presente che mediamente in Italia un processo non giunge a sentenza definitiva prima dei 6 anni, si può facilmente intuire come di fatto nessuno degli indagati potrebbe essere condannato. E senza condanna definitiva, ha stabilite la Corte europea dei diritti dell’uomo, non ci può essere confisca.
Emilio Mola