Non si tratta di semplici cambi di casacca, ché quelli ormai sono normali tra una tornata elettorale e l’altra. Si sa, il concetto di coerenza in politica è un bel po’ più sfumato rispetto a quello che se ne ha in altri contesti sociali. Ciò che invece da qualche giorno e da più parti si denuncia a Francavilla Fontana – prossima ad amministrative che, da tradizione, si preannunciano tese – sono i cambi di casacca imposti, una sorta di “compravendita” di candidati, compravendita non in senso tecnico o letterale, ma in senso lato, ma non per questo meno preoccupante. Della serie: «O ti candidi con noi oppure salta un turno e restatene a casa, altrimenti peggio per te».
L’operazione “desisti” – rende bene l’idea – sarebbe peraltro in qualche caso riuscita, almeno stando a quanto assicurano parti politiche che – last minute, dalla sera al mattino seguente – si sono trovate private o scippate di componenti ufficiali delle proprie liste. Per intendersi: gente che, insomma, se non aveva già fatto stampare i santini elettorali con tanto di nome e simbolo, era lì lì per farlo. Gente sulla quale i candidati sindaco e i partiti, coi quali si era già impegnata, facevano affidamento.
E invece no: cause di forza maggiore osterebbero alle stesse candidature. Stai di qua, sennò stattene zitto e buono in angolino, nel tuo stesso interesse.
Semplici e “fisiologici” giochi di potere? Forse. La tensione però sale e, al di là del “si dice” e delle ciacole, comincia ad affiorare una certa insofferenza, che un giorno – alcuni tra i protagonisti dell’agone elettorale l’hanno già velatamente preannunciato – potrebbe addirittura sfociare non più in denuncia pour parler, bensì in denuncia formale alle forze dell’ordine o, più verosimilmente, a prefettura e procura.
Così come non si tocca la libertà di elettorato attivo, parimenti non si tocca la libertà di elettorato passivo, ossia dei candidati. Concetto semplice, almeno sulla carta.
Eliseo Zanzarelli