Si riceve e pubblica dall’ex assessore di Francavilla Fontana Francesco Fumagalli
Anche nella nostra città, inesorabilmente la grande fuga dall’istruzione non risparmia nessuno. Scrivo questa dichiarazione denuncia, a mo’ di sfogo personale, che possa essere da monito per chi redigerà i prossimi programmi elettorali dei partiti, perché inorridito da una confidenza profusami da parte di una genitrice che ha preferito perpetrare una scelta dolorosa, quella di non mandare il proprio figliolo ormai di circa tre anni in un plesso atto all’istruzione.
Lei, bracciante agricola parttime come il marito, ha deciso di sfogarsi col sottoscritto con la sola contropartita dell’anonimato da salvaguardare per ovvie ragioni. Io nel rispetto della sua richiesta e per la salvaguardia della sua sacra dignità di mamma e di donna, rispetterò quanto da lei preteso. Con gli occhi velati da lacrime, dignitosamente silenziosa, ha deciso di far quadrare i conti familiari tenendo purtroppo l’amato pargoletto a casa. Grazie alla sempre presente mano degli insostituibili nonni, che accudiscono quasi tutto il giorno il piccolo, riesce a risparmiare quegli euro al mese che erano indirizzati per una corretta educazione prescolastica, ma che utilizza per le ormai insopportabili bollette di energia elettrica e di gas che ogni giorno aumentano in uno stato ladrone. Una amara confessione, che mi lascia attonito ma caparbio nell’azione che ogni cittadino eletto dovrà, se il popolo lo vorrà, dopo il 25 Maggio, effettuare. Una scelta simile l’hanno dovuta prendere tanti altri genitori di Francavilla e delle città viciniori, che non hanno avuto la forza interiore di esternare le proprie difficoltà.
Ed a conferma di questo fenomeno, è intervenuto l’ultimo rapporto dell’Istat che sancisce inequivocabilmente il calo di presenza di bambini che vanno al nido comunale e che nel tempo, lungo il tragitto da casa a scuola, fa perdere alunni da scolarizzare. Esso coinvolge i nidi e le scuole d’infanzia, le strutture pubbliche ed anche quelle private. Questa difficoltà crescente delle ormai esauste famiglie è un campanello d’allarme, e purtroppo molto spesso, il calo di iscrizioni non coincide con un calo anagrafico. Ciò significa che il costo degli asili e della scuola, in moltissime situazioni critiche e borderline, diventa insormontabile per il livello di sopportazione che i nuclei familiari hanno.
E una amara considerazione è che l’alta disoccupazione femminile compensa la carenza di asili nido. Credo che sarebbe meglio ipotizzare il contrario e cioè avere più nidi a disposizione per dare la possibilità di lavorare a più donne. Invece nella precarietà economica ed occupazionale più cogente, anche nella nostra città dobbiamo assistere a mamme che purtroppo a causa del caro prezzi dei servizi essenziali pubblici di interesse scolastico e prescolastico, inspiegabilmente aumentati nel corso degli ultimi mesi, come trasporto scuolabus e mensa su tutti gli altri, hanno preferito lasciare il già precario proprio lavoro per accudire i propri figli, consci del fatto che questa scelta dettata da ragioni economiche, avrebbe creato una curva pericolosa discendente, che indebolisce in termini economici e di reddito la stessa famiglia , ed altresì consapevoli, che non sarebbe stato poi facile per loro, in qualità di donna, costretta a stare a casa, rientrare nel difficile e compromesso mercato del lavoro. È anacronistico e paradossale pensare che molti piccoli non frequentano la scuola dell’infanzia a causa dei problemi economici della famiglia.
E’ intollerabile che nei plessi per l’infanzia il posto c’è per quasi tutti, ma che le famiglie rischiano di non usufruire, perché hanno perso uno dei due stipendi e anche i copiosi euro del buono mensa sono diventati un lusso da non potersi permettere. Pensiamo tutti ad immaginare cosa succede se invece di un solo figlio, una famiglia dovesse averne più di uno in età da scolarizzare. Ne scaturisce fisiologicamente che i sacrifici e le privazioni diventano purtroppo esponenziali.
Questi sintomi di malessere sono sempre più frequenti, destinati ad aumentare se una oculata attenzione anche da parte delle istituzioni, tarderà a venire. Facciamo attenzione a non far saltare il cosiddetto stato sociale, diamo più attenzione alle persone ed alle loro reali esigenze senza rischiare di perdere la capacità di tutelare il cittadino, mettiamo al centro degli interessi il Welfare, prima , se mi consentite scevro da invettive, delle spese eccessive per restyling di zone produttive, che dovrebbero essere volano di occupazione, ma che in realtà oggi, anche a causa della contingenza economica, divengono aree da mantenere per gli enti, con spese continue di manutenzione da attuare. Un auspicio in chiusura è quello che ci sia il diritto ad un posto gratuito in asilo per ogni nato e per ogni bambino che vive nella nostra amata città.