L’assistente capo della polizia penitenziaria Salvatore Papadonno, brindisino di 48 anni, ha acquistato, trasportato all’interno del carcere di Brindisi e ceduto ad alcuni detenuti coacina e marijuana, di cui si era rifornito – anche in qualità di assuntore – proprio da due detenuti ristretti nel penitenziario di via Appia, sui quali avrebbe invece dovuto sorvegliare. Per questo l’agente ha cambiato ruolo e aria: dal penitenziario del capoluogo adriatico è stato trasferito in quello di Lecce, ma non per svolgere il suo lavoro. Oltre a lui sono stati raggiunti dalle ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Brindisi, dietro richiesta del pubblico ministero, anche il 42enne Vito Cigliola e il 33enne Vito Braccio, che si trovavano già reclusi rispettivamente negli istituti di pena leccese e brindisino. A eseguire l’arresto di Papadonno hanno provveduto questa mattina sia i carabinieri, sia gli colleghi della guardia carceraria, diretti dal comandante Ilaria Lomartire. Attraverso un meccanismo collaudato – appreso grazie all’indispensabile apporto di un informatore interno alla struttura e poi a intercettazioni audio-video – gli investigatori, coordinati dalla procura, hanno scoperchiato un meccanismo collaudato che consentiva l’ingresso nel carcere di Brindisi della sostanze stupefacenti destinate alle persone in regime di restrizione della libertà.
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