AAA Consiglio comunale cercasi, a Oria, dove delle assise non v’è traccia dallo scorso dicembre, quando il sempre più sparuto nugolo di consiglieri a supporto del sindaco Cosimo Pomarico si è riunito per approvare last minute alcuni improcrastinabili debiti fuori bilancio. La crisi dell’esecutivo sarebbe stata ufficialmente superata dopo il “rimpasto” varato, confermando gli stessi assessori che c’erano prima dell’azzeramento, dal primo cittadino, ma i problemi in seno alla maggioranza – ormai orfana del Laboratorio Brindisi – restano intatti. I numeri nelle assise sono impietosi con Pomarico, che da 10 consiglieri di cui “disponeva” nel 2011, col trascorrere dei mesi, si trova a poter contare su soli sei voti, il suo compreso.
Sebbene dal municipio s’insista a negarlo, la latitanza di seduta della massima assemblea civica può essere legata proprio al non volersi contare prima che le trattative in corso, tese a ricucire almeno gli strappi minimi indispensabili, non siano del tutto concluse. Il termine per scongiurare un commissariamento prefettizio lungo oltre un anno, intanto, è inesorabilmente scaduto: in caso di caduta anticipata, le elezioni non si celebreranno nel maggio di quest’anno.
Le difficoltà del mandato Pomarico risalgono comunque a prima di dicembre, ossia a dopo l’estate 2013. Già i consigli comunali prenatalizi si erano rivelati piuttosto travagliati: tra assenze più o meno strategiche, levate di scudi e numero legale inesistente, la maggioranza in un paio di occasioni aveva dovuto ricorrere alla seconda convocazione, quando il “quorum” si abbassa, per far passare i suoi provvedimenti.
E, insomma, al momento tutto tace. Quando e se il Consiglio tornerà a impadronirsi della centralità prevista dall’ordinamento degli enti locali, non è dato sapere. Il sospetto che quest’impasse vada in fondo a genio a più di qualcuno, dissidenti compresi, è forte: da nessuno dei consiglieri d’opposizione e dei fuoriusciti è partita, in tutto questo tempo, alcuna iniziativa – per esempio una mozione di sfiducia – finalizzata realmente a deporre una maggioranza che, almeno sulla carta, appare ormai più come un’ex maggioranza.