Prima gratis, poi a pagamento: polemiche a Oria per lo spettacolo “Artemisia” con Carla Fracci

1406829464_10550158_10203308515507344_7511951615864431588_odi Eliseo Zanzarelli

La premessa, a scanso di equivoci, è d’obbligo: il coreodramma “Artemisia”, con Carla Fracci e Toni Candeloro, è un grandissimo spettacolo che farà onore a Oria e che vale anche più di dieci euro.

Dieci euro sono i soldi che, dopo aver annunciato in conferenza stampa la gratuità dell’evento, l’amministrazione comunale chiede adesso per garantire uno dei 500 posti a sedere in piazza cattedrale – o, meglio, Giovanni Paolo II – il 20 e il 21 agosto.

Prima gratis, poi – all’improvviso – a pagamento, e in città è polemica anche a causa delle motivazioni addotte dal sindaco Cosimo Pomarico a giustificazione di questo repentino cambio di programma: “Considerato l’elevato numero di prenotazioni dei biglietti per il coreodramma “Artemisia” con Carla Fracci e Toni Candeloro del 20 e 21 agosto prossimi su Piazza Cattedrale di Oria, a fronte di soli 500 posti disponibili per ciascuna serata, motivi di ordine pubblico e di sicurezza, nonché per la mancata disponibilità di alcune sponsorizzazioni, si è stabilita l’applicazione di un costo minimo, del biglietto di entrata, fissandolo a Euro 10,00. I biglietti, per le due serate dello spettacolo, possono essere acquistati, fino a esaurimento disponibilità posti, presso il Comune di Oria, Ufficio dell’Assessore al Turismo e alla Cultura, a partire dalle ore 10,00 di lunedì 18 agosto prossimo”.

Se il prezzo d’ingresso fosse stato previsto fin dall’inizio, trattandosi appunto di una “chicca” vera e propria in grado di elevare da solo la media di un cartellone eventi estivo a detta dei più da insufficienza piena, nulla quaestio. Così, però, non si fa.

In dieci righe dieci redatte dal sindaco, a nome dell’intera compagine di governo cittadino, sono troppe le storture, anche piuttosto lapalissiane.

Detto del passaggio da zero a dieci euro in un batter di ciglio, ecco le altre:

– Se le prenotazioni dei posti sarebbero partite – così è stato comunicato in un primo momento – da lunedì 18 agosto, come si spiega l’esordio del comunicato con “Considerato l’elevato numero di prenotazioni dei biglietti per il coreodramma…”? E se inizialmente era stato presentato come gratis, finanche in conferenza stampa, di quali “biglietti” si parla?

– Come si conciliano, poi, i “motivi di ordine pubblico e sicurezza” con l’imposizione di un prezzo d’ingresso? In apparenza, l’unico obiettivo sembra quello di creare – involontariamente, per carità – una sorta di sperequazione sociale: chi è disposto a spendere quei soldi, entri; chi no, se ne resti a casa. O, magari, al di là dell’area riservata ai posti a sedere, ché appare impensabile vietare del tutto ai pedoni il transito nel cuore del centro storico. I paganti al centro e seduti, i non paganti all’esterno. E l’ordine pubblico e la sicurezza, allora?

– Mancata disponibilità di alcune sponsorizzazioni: che il mecenatismo per spettacoli simili non sia da tempo in voga, specie a queste latitudini e specie di questi tempi, è cosa risaputa; che si sia atteso fino all’ultimo momento per concludere i contratti di sponsorizzazione e poi questi siano saltati, odora un po’ di pressapochismo. Sarebbe stato sufficiente procedere, in fondo, come per il bilancio del Comune: prima le coperture, poi la previsione dei capitoli e delle singole voci di spesa. Qualcuno tra i numerosi scontenti ha proposto di più: perché, pur di evitare una cattiva figura, gli amministratori non si sono in qualche modo autotassati? Una soluzione estrema, certo, ma un’idea niente affatto peregrina, peraltro già realizzata di recente in alcuni centri limitrofi come Francavilla Fontana (l’ex presidente del Consiglio comunale Franco D’Alema rinunciò a tre mensilità della sua indennità di carica, destinandole a iniziative culturali a carattere spiccatamente locale);

– In ultimo, ma non per importanza: i biglietti da ritirare da lunedì 18 agosto, a partire dalle 10, presso l’ufficio personale dell’assessore al Turismo e alla Cultura. Ve l’immaginate un assessore in persona – o chi per lui, in ogni caso non gente del mestiere – a riscuotere pazientemente ogni singola dieci euro e a consegnare mille ticket ad altrettante persone? E poi, non trattandosi affatto della sagra della polpetta, gestita dall’associazione “Amici della polpetta” – con tutto il rispetto possibile e immaginabile – ma dal Comune, come saranno giustificate e quindi contabilizzate quelle entrate? Chi terrà il conto venduti/invenduti, paganti effettivi/paganti fittizi? Come saranno spesi e quanti ne saranno spesi di quei soldi? In caso di tutto esaurito si parla 10mila euro in due serate…

Non ce ne vogliano gli amministratori, ma una certa attenzione la richiedono manifestazioni di molto meno ampio repsiro, figurarsi quelle di simile tenore. In alcuni casi più che in altri, occorrono garbo e metodo, programmazione. Perlomeno un accenno di organizzazione. Altrimenti si finisce per rimediare e soprattutto per far rimediare all’intera città magre figure, tanto per impiegare un eufemismo.

 

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